Remizov, Aleksej Michajlovič
scrittore russo (Mosca 1877-Parigi 1957). Ebbe un'educazione profondamente religiosa; fu anche ospite di vari monasteri e compì numerosi pellegrinaggi attraverso la Russia, vivendo tra gente fedele alle tradizioni popolari e ortodosse che tanto influsso ebbero sulla sua vasta e multiforme produzione letteraria. Durante gli studi di scienze naturali all'Università di Mosca si iscrisse al circolo socialista e per questo fu inviato al confino. Nel 1905 ottenne di stabilirsi a Pietroburgo, dove rimase fino al 1921; poi, non avendo accettato il regime sovietico, emigrò a Berlino e quindi si stabilì a Parigi. Tra i più significativi scrittori russi che abbiano applicato l'estetica simbolista alla prosa, Remizov nelle sue opere di carattere religioso-filosofico appare influenzato da Dostoevskij e da Gogol, da V. Rozanov, Šestov e Berdjaev, e assai vicino all'esistenzialismo. Così nei romanzi Lo stagno (1907), Sorelle in Cristo (1911), nella trilogia Olja (1927) e nella sua continuazione intitolata Nello splendore roseo (1952), nel lungo racconto La storia di Stratilov (1922). Ricreatore di generi dimenticati, eccelse nel racconto-fiaba (skaz), ispirato all'antica letteratura russa, nel quale ebbe a maestro il Leskov rievocatore del passato leggendario e apocrifo: La piccola ruga (1907), Fiabe di Asyk, zar delle scimmie (1922), Fiabe del popolo russo (1923), Secondo il sole (1930). Tra le sue ricostruzioni di leggende e apocrifi un posto a sé occupa il Lamento sulle rovine della terra russa (1918), rievocazione di un lamento del sec. XIII, e incentrato sulla rivoluzione di ottobre. Ispirandosi per lo più ad antiche rappresentazioni popolari, diede al teatro opere quali La tragedia di Giuda (1908), Re Massimiliano (1919), Il dramma dei demoni (1919), Il demone che balla (1949). Un posto notevole occupano anche il saggio La Russia scompigliata (1927), gli scritti sul teatro di Le bocche colorate (1922), l'originale autobiografia Con gli occhi bene aperti (1951).