Rainis, Janis
pseudonimo del poeta e autore teatrale lettone Janis Pliekšāns (Zemgale 1865-Riga 1929). Ardente indipendentista, dal 1891 al 1895 diresse il quotidiano di Riga Denias Lapa (Il quotidiano), organo ufficiale della progressista Jauna Strāva (Nuova corrente), al quale diede un indirizzo sempre più apertamente marxista. Arrestato nel 1897 per attività rivoluzionaria, fu deportato in Russia. Durante i sei anni di detenzione tradusse Goethe (ottima la sua versione del Faust), Schiller, Shakespeare, Puškin, e compose il suo primo libro di liriche (Gli echi lontani della sera azzurra, 1908). Tra i promotori della fallita rivoluzione del 1905, Rainis fu costretto all'esilio in Svizzera (insieme alla moglie, la poetessa Aspazija) dove rimase fino al 1920 dedicandosi intensamente all'attività letteraria. Pubblicò in quegli anni i drammi Fuoco e notte (1907), Il cavallo d'oro (1910), Il corvo (1917) e Giuseppe tra i suoi fratelli (1919), dedicati all'interpretazione dell'anima dei Lettoni; le meditazioni filosofiche in versi Ave, sole (1910) e Fine e principio (1912); il romanzo in versi Diario di Dagha (dal 1910), incentrato sulle esperienze dell'esilio; il poema patriottico La duna (1919). Tornato in patria, fu ministro della Pubblica Istruzione (1926-28) e stese un libro di memorie (1928). È considerato uno dei più grandi poeti lettoni.