Rèdi, Francésco
Indicescienziato e letterato italiano (Arezzo 1626-Pisa 1698). Laureatosi a Pisa (1647) in filosofia e medicina, insegnò per cinque anni retorica presso i Colonna a Roma; nel 1654 fu nominato archiatra di corte della famiglia Medici. Arciconsole dell'Accademia della Crusca del cui Vocabolario, giunto alla terza edizione (1691), sarà tra i principali compilatori, nel 1663 venne nominato lettore pubblico di lingua toscana ed ebbe tra i suoi discepoli il Filicaia e il Menzini; nel 1685 entrò nell'Arcadia con il nome di Anicio Traustio. Tra i promotori dell'Accademia del Cimento, Redi è lo scienziato di formazione galileiana che congiunge al rigore della ricerca l'estro della fantasia: erudito pedantesco ma conversatore brillante, scettico e disincantato ma urbano e arguto, egli congiunge nella sua personalità la cultura e la mondanità, la scuola e il salotto. Applicando il metodo galileiano alla biologia, Redi definì la natura del veleno viperino (Osservazioni intorno alle vipere, 1664), sfatò la dottrina tradizionale della generazione spontanea (Esperienze intorno alla generazione degli insetti, 1668), gettò le basi della parassitologia (Osservazioni intorno agli animali viventi, che si trovano negli animali viventi, 1684). La prosa scientifica rediana è nitida ed elegante, ma anche umorosa e bizzarra: nel gusto della descrizione stupita e minuziosa e della catalogazione scrupolosa di ogni curiosità, che Redi s'affretta a inserire ingenuamente in una sorta di museo casalingo, si avverte l'influsso dell'ammiratissimo Bartoli e, più in generale, si percepisce il clima del secondo Seicento, che sposta il centro dell'interesse del macrocosmo degli spazi siderali al microcosmo degli insetti e dei vermi, dei rettili e delle anguille; pur risentendo, nel nitore e nell'asciuttezza dello stile, della lezione galileiana, Redi finisce con l'appiattire la problematica culturale e la tensione morale del suo maestro in un eclettismo compiaciuto e superficiale. Forse più rappresentativi della personalità scettica e arguta di Redi sono i Consulti medici, in cui è tessuto l'elogio dell'“orto” e del “campo”, donde più che dalla “spezieria” provengono i veri rimedi ai malanni, e le Lettere familiari, tra le più saporose della letteratura del Seicento. Non più che una prova di alto virtuosismo metrico e linguistico è da considerarsi il celebre ditiramboBacco in Toscana (1685), tripudiante esaltazione del vino fondata su abili espedienti musicali che fingono mimeticamente l'ubriacatura e l'ebbrezza e sull'alternanza della parola nobile e rara con la sprezzatura popolaresca.
Bibliografia
E. Frison, L'évolution de la partie optique du microscope, Leida, 1954; R. Schippisi, Francesco Redi, in Autori Vari, Letteratura italiana. I minori, Milano, 1961; C. A. Madrignani, Scienza e filosofia in Francesco Redi, in “La Rassegna della letteratura italiana”, LXVI, 1962; M. L. Altieri Biagi, Lingua e cultura di Francesco Redi medico, Firenze, 1968; A. Asor Rosa, Il Seicento, in Autori Vari, La letteratura italiana. Storia e testi, Bari, 1974; idem, La lirica del Seicento, Bari, 1982.