Prèti, Mattìa, detto il Cavalièr Calabrése
Indicepittore italiano (Taverna, Catanzaro, 1613-La Valletta, Malta, 1699). Ignota è la prima formazione dell'artista, sebbene le opere della maturità rivelino una vasta cultura figurativa le cui pietre miliari furono il Caravaggio, il Lanfranco, il Guercino, i Carracci e il colorismo neoveneto, in una interpretazione drammatica che si scopre nell'intensità delle espressioni e nell'impostazione cromatica e luministica, basata sugli accesi contrasti e le lumeggiature improvvise (Guarigione dell'indemoniato, Firenze, Uffizi). Alla fase romana dell'attività del Preti risalgono gli affreschi nell'abside di S. Andrea della Valle (1651) e in S. Giovanni ai Catinari (ca. 1652), mentre più decisamente barocche per il gusto scenografico, il plasticismo delle figure e l'intonazione patetica sono le opere del successivo soggiorno napoletano (1656-60), dalle tele per S. Pietro a Maiella agli abbozzi per i perduti affreschi che ornavano le porte della città (Napoli, Museo di Capodimonte), dal Figliuol prodigo (Napoli, Palazzo Reale) alla Resurrezione di Lazzaro (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini). Nel 1661, terminata la decorazione di palazzo Pamphili a Valmontone, l'artista si stabilì a Malta dove, come pittore ufficiale dei Cavalieri dell'Ordine, fu impegnato nella decorazione della cattedrale di S. Giovanni a La Valletta con Storie del Battista e in numerose tele per le chiese dell'isola; durante il soggiorno maltese il Preti eseguì anche opere destinate all'Italia (Predicazione di S. Bernardino, 1674, duomo di Siena). Erede dei più fecondi fermenti culturali del suo tempo, che seppe rielaborare con personalissimo vigore, il Preti resta una delle personalità chiave della pittura del Seicento napoletano.
Bibliografia
G. Brigantini, Mattia Preti, i seicento figli e gli snobs, in “Paragone”, 1951; G. Refice, Gli affreschi di Mattia Preti nella chiesa di S. Domenico Soriano a Napoli, in “Bollettino d'Arte”, Roma, 1954; R. Causa, La pittura napoletana, Bergamo, 1957; idem, I seguaci di Caravaggio a Napoli, Milano, 1966; L. Tassoni, Mattia Preti e il senso del disegno, Bergamo, 1990.