Pérez de Ayala, Ramón

narratore, poeta e saggista spagnolo (Oviedo 1881-Madrid 1962). Fu alunno dei gesuiti e si laureò in legge a Oviedo, dove fu discepolo dello scrittore liberale Clarín. Esordì come poeta modernista con i languidi versi di La paz del sendero (1903; La pace del sentiero), lodati da Rubén Darío, cui seguì il suo primo romanzo, già vigorosamente realista (Tinieblas en las cumbres, 1907; Tenebre sulle vette), che ebbe gli elogi di Pérez Galdós. Giornalista militante per molti anni, nel 1917 fu corrispondente di guerra sul fronte italiano (frutto di tale esperienza è il libro Herman encadenado, 1917, Herman incatenato). Forte saggista (Política y toros, 1918, Politica e tori) e critico teatrale molto temuto (Las máscaras, 1917 e 1919, Le maschere), partecipò negli ultimi anni della dittatura a un'aperta politica di opposizione repubblicana; eletto deputato nel 1931, fu ambasciatore della Repubblica a Londra dal 1931 al 1936. Durante e dopo la guerra civile visse in volontario esilio in America (dal 1943 in Argentina); nel 1954 rimpatriò definitivamente e pubblicò in seguito altri articoli e alcuni volumi saggistici. Alla poesia aveva dato, dopo il primo, altri volumi: El sendero innumerable (1916; Il sentiero innumerevole), El sendero andante (1921; Il sentiero errante). Ma infine prevalse la sua vocazione più forte, quella di romanziere. Dopo A.M.D.C. (1910; La vita in un collegio di gesuiti), che fece scandalo essendo un pamphlet contro i sistemi educativi dei gesuiti, vennero La pata de la raposa (1911; La zampa della volpe), Troteras y danzaderas (1913; Vagabonde e ballerine), le splendide novelle di Luz de domingo (1916; Luce domenicale), La caída de los Limones (1916; La caduta di casa Limones), infine cinque romanzi della piena maturità: Belarmino y Apolonio (1921), giudicato un capolavoro, Luna de miel, luna de hiel (1923; Luna di miele, luna di fiele), Los trabajos de Urbano y Simona (1923; Le fatiche di Urbano e di Simona), Tigre Juan (1926; Giovanni Tigre) ed El curandero de su honra (1926; Il medico del proprio onore), oltre a qualche narrazione minore. Dal 1926 in poi non scrisse più romanzi; ma quelli che lasciava – autobiografici i primi, dedicati a temi diversi gli altri (l'amore e l'educazione sessuale, l'onore, il linguaggio) – bastano a garantirgli un posto di spicco nel panorama della narrativa iberica del Novecento, per il senso umoristico, la profonda comprensione della realtà umana, la straordinaria capacità di ambientazione.

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