Ousmane Sembene
scrittore e regista senegalese di lingua francese (Ziguinchor, Casamance, 1923-Dakar 2007). Figlio di pescatori, autodidatta, fu operaio, soldato, scaricatore di porto a Marsiglia, sindacalista, prima di intraprendere la carriera di scrittore. Dopo un inizio mediocre col romanzo semiautobiografico: Le docker noir (1956; Lo scaricatore negro) andò via via migliorando il suo stile in un seguito di romanzi o novelle (Les bouts de bois de Dieu, 1960, trad. it. Il fumo della savana; Véhi-Ciosane, Bianca Genesi; Le mandat, 1966, Il vaglia; Xala, 1973; Niiwam suivi de Taaw, 1987). La sua opera narrativa è scritta in uno stile scarno e diretto ed è considerata una delle migliori espressioni letterarie dell'Africa Nera. Successivamente Ousmane si è dedicato al cinema, le cui tecniche aveva appreso in URSS sotto la guida di Donskoj e Gerasimov, considerandolo un linguaggio più accessibile agli africani e agli analfabeti del popolo senegalese. Utilizzando la lingua wolof, alla guisa di un narratore di favole si affermò come uno dei maggiori cineasti africani, dotato di profondo umanesimo, di una limpida carica sociale, di lirismo e di umorismo autentici. Esordì nel 1963 con un breve film di impronta neorealista, Borom sharet (Il conducente di carretto), sulla triste giornata di un uomo e di un cavallo a Dakar. Nel cortometraggio Niaye (1964) affrontò il tema-tabù dell'incesto al villaggio. I riconoscimenti ottenuti in Europa gli permisero di passare al lungometraggio con La noire de... (1966) ispirato al fatto di cronaca di una domestica di colore suicida sulla Costa Azzurra. Mandabi o Le mandat (1968), primo suo film a colori, premiato anche a Venezia, esprimeva con tenerezza le tribolazioni di un analfabeta che deve ritirare un vaglia e una ferma accusa alla burocrazia. Nel 1971 Emitaï (Il dio del tuono), fu un'evocazione storica del reclutamento forzato dei fucilieri senegalesi e della resistenza delle donne al colonialismo e alla religione ancestrale. Di ispirazione marxista, tutta l'opera di Ousmane è fondata sulla lotta di classe: Xala (1974) attaccò con vena caustica l'“impotenza” della nuova borghesia nera, Ceddo (1977) lo sfruttamento colonialista della religione. Camp de Thiaroye, girato con Thierno Faty Sow, è stato premiato alla Mostra del cinema di Venezia del 1988.