Osmanli

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Lessico

agg. e sm. [dal turco osmānlī, propr. appartenente a ʽOsmān]. Termine che designa sia i discendenti di ʽOsmān sia i Turchi Ottomani in genere: l'impero osmanli. In particolare, la lingua ufficiale, detta anche osmanico, della Turchia, appartenente al gruppo delle lingue turche caratterizzate dalla conservazione dell'originario j- che in altre lingue turche è evoluto a s-.

Storia

La dinastia degli Osmanli proviene quasi certamente dalla tribù dei Qayï, di stirpe oghuz ossia turcomanna; nomadi delle steppe che i Mongoli avevano sospinto dall'Asia orientale verso occidente e che, postisi dapprima al servizio dei Selgiuchidi, avevano poi cercato di formarsi un piccolo dominio indipendente nel NW dell'Anatolia. Questo avvenne intorno al 1300, quando ʽOsmān I (ʽOthmān; ca. 1259-1326), figlio di Ertoghrul (1195?-1282 o 1288), distintosi in accanite guerre di frontiera coi Bizantini, iniziò una politica di conquista in direzione di Costantinopoli, portata innanzi con energia dal figlio Orkhān (1288-1359). Murād I (1326-1389) poté sfruttare l'organizzazione militare creata dal padre e incentrata sui giannizzeri, spingendosi sino ad Adrianopoli e Sofia e assumendo il titolo di “sultano”. Il suo successore, Bāyazīd I (1359-1403), inaugurò il regno mettendo a morte il fratello; e il metodo dell'eliminazione preventiva dei pretendenti divenne tipico della dinastia Osmanli. Quando Tamerlano lo sconfisse ad Ankara (1402) e lo catturò, tutto l'impero entrò in crisi; ma bastarono vent'anni per riorganizzarlo. Con Murād II (1403-1451) entrarono alla corte di Adrianopoli l'arte, la scienza e la poesia. Maometto II (1430-1481), impadronitosi di Costantinopoli, ne fece il centro del suo impero, pur rifiutando la cultura occidentale; Bāyazīd II (1446-1512) e Selim I (1467-1520), suoi successori, si volsero invece a S, conquistando Siria ed Egitto. Solimano I (1494-1566) dilatò il suo dominio sino a Belgrado, a Buda, a Baghdad, allo Yemen, a Tunisi, a Tripoli. Ma, subito dopo, iniziò la decadenza, di cui Lepanto (1571) fu la prima tappa. Al posto dell'austerità religiosa e guerriera subentrarono il dispotismo capriccioso, le tragedie della corte, dovute a intrighi femminili e a follie di sultani, e la prepotenza dei giannizzeri. I sovrani che succedettero a Solimano II furono tutti mediocri o peggio e, dopo il 1663 (battaglia di Vienna), incominciò il lento ritirarsi dei Turchi di fronte alla pressione austriaca e russa. Nel sec. XIX qualche sprazzo di vitalità illuminò ancora la dinastia agonizzante, come quando Maḥmū'd II (1785-1839) annientò i giannizzeri (1826) e quando ʽAbd ül-Meǧīd I (1823-1861) annunciò importanti riforme (1839). Ma le riforme arrivarono tardi: il nazionalismo dei popoli balcanici incalzava minaccioso. La dinastia resistette ancora sino al 1909 con il cieco assolutismo di ʽAbd ül-Ḥamīd II (1842-1918) e, dopo la rivoluzione dei Giovani Turchi, con l'inerzia dei suoi successori. Nel novembre 1922, l'ultimo degli Osmanli, Maometto VI (1861-1926), venne deposto dalla rivoluzione kemalista.

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