ʽAbd ül-Ḥamīd II

sultano ottomano (Costantinopoli 1842-Magnesia 1918). Succeduto nel 1876 al fratello Murād V deposto da un comitato liberale, concesse nello stesso anno, seguendo i consigli dell'illuminato Midhat Aḥmed Paša, una costituzione liberale modellata su quella belga. Ma dopo la dura sconfitta subita a opera della Russia, che aveva attaccato la Turchia in difesa delle popolazioni cristiane dei Balcani (vedi Questione d'Oriente) e le conseguenti decisioni del Congresso di Berlino, che deliberava, tra l'altro, la costituzione di nuovi Stati balcanici a spese dell'Impero ottomano, la linea politica del sultano mutò improvvisamente. Sciolto praticamente il Parlamento, esiliato e poi assassinato Midḥat Aḥmed Paša, ʽAbd ül-Ḥamīd II abbandonò ogni riforma e innalzò a programma di governo un panislamismo fanatico e intollerante. Il sultano diresse personalmente questa politica, contro la quale le popolazioni soggette (Albanesi, Greci, Armeni, Bulgari, ecc.) reagivano con rivolte e congiure. Particolarmente accanito fu con gli Armeni, perseguitati e spesso massacrati nonostante le proteste delle nazioni europee. Perduta l'amicizia delle potenze occidentali, ʽAbd ül-Ḥamīd II trovò appoggio nel Kaiser Guglielmo II che volle apparire il protettore del mondo islamico. Nel 1908, in seguito allo sviluppo del movimento detto in Europa dei Giovani Turchi, il sultano si vide costretto a rimettere in vigore la Costituzione del 1876. Tentò allora di fomentare un moto controrivoluzionario, ma fu deposto. Confinato in Anatolia, vi morì alcuni anni dopo.

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