Oslo, Accordi di-
intesa negoziata segretamente a Oslo tra le delegazioni palestinese e israeliana dal 20 al 29 agosto 1993 e siglata a Washington da Y. Rabin e Y. ʽArafāt il 13 settembre successivo. La cosiddetta 'Dichiarazione dei principi', contemplava il reciproco riconoscimento dell'OLP e dello Stato di Israele e poneva le basi di obiettivi a lunga scadenza che prevedevano, dopo una fase di transizione, la creazione di una entità statale palestinese, sotto la cui autorità sarebbero state trasferite la Striscia di Gaza e la città di Gerico nell'ambito di un dettagliato programma di disimpegno israeliano nei Territori occupati. Il documento era anche articolato in una parte economica, che prevedeva forme di cooperazione per lo sviluppo della regione e la creazione di organismi palestinesi per il controllo, tra l'altro, delle risorse idriche e dell'energia. Suggellato dalla stretta di mano tra i due leader al cospetto del presidente statunitense Clinton, gli Accordi di Oslo non affrontavano questioni nodali come quello dei confini, dello status di Gerusalemme e dei profughi palestinesi che, rinviate a successivi incontri, si sarebbero palesate in tutta la loro drammaticità; cionondimeno costituiva un momento fondamentale nella storia dei rapporti tra i due popoli, che per la prima volta accettavano una soluzione negoziale e pacifica del lungo e aspro conflitto che li opponeva dal 1948. § Una seconda fase nelle trattative, denominata "Oslo B", portò agli accordi del 28 settembre 1995 che precisavano le modalità dell'autonomia palestinese e la sua estensione geografica. Insieme al graduale ritiro delle forze israeliane e a un ulteriore ampliamento di autonomia per i Palestinesi, prevedevano la suddivisione della Cisgiordania in tre settori, A, B, e C, rispettivamente controllati dall'ANP, da Israele, e dalle forze congiunte dei due governi, con la riserva, da parte di Israele, del diritto di controllare gli insediamenti ebraici nell'area.