Orcòmeno (Beozia)

antichissima città della Beozia, sulla sponda occidentale del Copaide, allo sbocco in esso del fiume Cefiso. Fondata secondo una tradizione leggendaria da Orcomeno, figlio di Minia, re dei preistorici Mini, dominò tutta la Beozia occidentale (Coronea, Aliarto, Lebadea, Cheronea e Larimna). Dopo la guerra di Troia e l'arrivo nella regione dei Beoti, Orcomeno cominciò a decadere e finì, dopo lunga lotta, sotto Tebe, egemone della Lega Beotica, da cui tuttavia si affrancò dopo le guerre persiane. Ricondotta da Tebe nella Lega Beotica durante la guerra del Peloponneso, fu nel 395 a. C. a Coronea con Agesilao e ottenne così l'indipendenza da Tebe. Ma nella Lega Beotica Orcomeno dovette nuovamente rientrare dopo Leuttra (371) e tre anni dopo i Tebani la distrussero senza pietà. Ricostruita dai Focesi su consiglio ateniese nel 353 per bilanciare la potenza di Tebe, fu poi nuovamente distrutta. Venne riedificata da Filippo II dopo Cheronea (338). Presso Orcomeno nell'86 a. C. Silla vinse le forze di Mitridate comandate da Archelao. § L'insediamento più antico risale al periodo neolitico. Gli scavi sull'acropoli hanno messo in luce diversi strati successivi dell'abitato elladico, con costruzioni a pianta rotonda, quindi ovale e infine rettangolare. Di età tardomicenea è la grande thólos detta Tesoro di Minia, rivestita da lastre di ardesia con rosette, spirali, fiori. Della città ellenica restano avanzi di un tempio prearcaico (sec. IX-VIII a. C.) e di un tempio dedicato ad Asclepio, nonché delle mura in opera poligonale rafforzate da torri, rifatte da Filippo di Macedonia. Notevole esempio di arte bizantina è la Panagia di Skripu (873), prototipo delle chiese di tipo “greco”, cioè con pianta a croce greca iscritta nel quadrato. Il vasto edificio presenta i quattro bracci lievemente sporgenti e una cupola sorretta da quattro pilastri.

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