Moratín, Leandro Fernández de-
autore teatrale spagnolo (Madrid 1760-Parigi 1828). Figlio di Nicolás, ebbe dal padre un'educazione enciclopedica. Di carattere timido e riservato, dopo la morte del padre accettò modesti impieghi. Nel 1787, ottenuto il posto di segretario del ministro Cabarrús, lo accompagnò a Parigi, dove conobbe C. Goldoni. Dal 1790, grazie alla protezione del primo ministro Godoy, poté effettuare altri viaggi (in Francia, Inghilterra e Italia, 1792-96) e ottenere impieghi pubblici. Caduto Godoy (1808), Moratín accolse i Francesi come liberatori e Giuseppe Bonaparte lo nominò bibliotecario reale (1811). La caduta del regime bonapartista gli costò l'esilio (Parigi e Bologna) e la confisca dei beni. La rivoluzione del 1820 gli consentì di tornare in patria, ma, ristabilito l'assolutismo, Moratín riprese la via dell'esilio (Francia e Italia). Poeta elegante e di classica compostezza, ebbe a modello prediletto Orazio, che imitò nelle odi e nelle epistole di ispirazione satirica o di circostanza. Frutto del suo spirito satirico è l'opuscolo in prosa La derrota de los pedantes (1789; La sconfitta dei pedanti), contro i poetastri e gli eruditi improvvisati, testimonianza delle polemiche letterarie dell'epoca. Postume apparvero le altre sue prose: Los orígines del teatro español (1830; Origini del teatro spagnolo), opera di erudizione ricca di notizie interessanti e sotto certi aspetti valida ancor oggi; i curiosi diari, di singolare valore artistico; lo splendido epistolario; le relazioni dei viaggi. Ma la parte più valida della produzione di Moratín è costituita dalle commedie, giudicate capolavori dalla critica: El viejo y la niña (1786; Il vecchio e la giovane), La comedia nueva o el café (1792; La commedia nuova o il caffe), El barón (1803; Il barone), La mojigata (1804; La santocchia) ed El sí de las niñas (1805; Il sì delle ragazze). Pur essendo costruite con semplicità, con rigoroso rispetto delle regole del teatro neoclassico e con intenti moralistici, per la freschezza del linguaggio alieno da ogni barocchismo, la vivacità del dialogo (che ricorda Goldoni, schiettamente ammirato da Moratín), la novità del taglio scenico, la felice rappresentazione dei caratteri, l'attualità della satira sociale, inaugurano in Spagna il teatro moderno. Notevoli anche le traduzioni e gli adattamenti (da Ducis e dal prediletto Molière).