Modernità e olocàusto
opera di Zygmunt Bauman pubblicata in edizione originale nel 1989 con il titolo Modernity and the Holocaust e in traduzione italiana nel 1992. In questo libro il sociologo inglese di origine polacca esprime la tesi per cui lo sterminio degli Ebrei a opera del nazismo, lungi dall'essere, come si è portati a pensare, un episodio di follia terribile ma isolato, è in realtà il frutto della logica interna alla modernità occidentale. Nella coscienza sociale è radicato il convincimento che l'Olocausto sia una questione puramente ebraica, una sorta di “trauma privato” che suscita rammarico e sensi di colpa ma non molto di più. Bauman invece vuole dimostrare che l'Olocausto è un fenomeno tipicamente moderno, l'esito di una combinazione di fattori, anche ordinari e comuni, costruiti dallo smantellamento delle forme di potere non politiche e delle istituzioni di autogestione sociale, dal consolidamento degli Stati nazionali, dall'emergere di forme di antagonismo collettivo, dall'esercizio progressivamente disumanizzante dell'autorità coercitiva e, in ultima analisi, dall'incontro esplosivo tra le vecchie tensioni ignorate o non risolte dalla modernità con gli strumenti potenti di azione creati dalla stessa modernità. Sebbene l'evento dell'Olocausto sia stato unico, tutti questi fattori sono tuttora diffusi e “normali” nel mondo moderno. Compito dell'indagine sociologica è dunque quello di metterli bene a fuoco, per renderne consapevoli le istituzioni e i membri della società contemporanea.