Leconte de Lisle
Indicepseudonimo del poeta francese Charles Marie Lecomte (Saint-Paul, La Réunion, 1818-Louveciennes, Versailles, 1894). Abbandonati gli studi di diritto e rotti i rapporti con la famiglia rimasta a La Réunion, Leconte de Lisle si stabilì a Parigi nel 1846. Sotto l'influenza delle idee di Lamennais, aveva già maturato le prime esperienze poetiche, parallelamente a quelle politiche, compiute nell'ambito della rivista fourierista La Phalange. La sconfitta degli ideali repubblicani dopo il 1848 lo indusse a dedicarsi unicamente alla poesia. Soltanto nel 1870, quando la Repubblica fu restaurata, Leconte de Lisle tornò a interessarsi delle vicende pubbliche, deprecando gli orrori della Comune e pubblicando alcune opere di propaganda democratica: Histoire populaire de la Révolution française (1871) e Catéchisme populaire républicain (1872). La Repubblica lo nominò bibliotecario del Senato (1873) e l'Académie Française lo accolse nel 1886, come successore di V. Hugo. La sua opera è raccolta in pochi libri: Poèmes antiques (1852), Poèmes barbares (1862), Poèmes tragiques (1884). Nel 1873 fece rappresentare un adattamento dell'Orestea, intitolato Les Érinnyes, mentre postumi, a cura di Hérédia, furono pubblicati i Derniers poèmes (1895). Di modeste dimensioni, ma di vasta portata storica, la sua poesia inaugurò un'estetica nuova, ostile al romanticismo di cui Leconte de Lisle criticò l'effusione dei sentimenti senza la mediazione decantatrice del pensiero. Egli si propose invece un'arte che fosse il risultato dell'incontro tra perfezione formale, panteismo greco e pensiero filosofico moderno, che si colora nella sua opera di pessimismo schopenhaueriano e di saggezza indù. Tutti i giovani poeti, da Verlaine a Mallarmé e ai parnassiani, guardarono a lui come a un maestro.
Bibliografia
J. Vianey, Les “Poèmes barbares” de Leconte de Lisle, Parigi, 1955; J. M. Priou, Leconte de Lisle, Parigi, 1966; F. S. Contat, La poétique de Leconte de Lisle, Parigi, 1986.