Laik, Suleiman
poeta afghano (Pul-i-Khumuri 1931). Nato in una famiglia di mullah, si dedica dapprima agli studi religiosi in una madrāsa, in ossequio alla tradizione paterna, ma viene espulso perché giudicato "ribelle e ateo". La stessa cosa avviene con l'Università di Kabul a causa dei disordini studenteschi cui prende parte. Gli inizi della sua produzione poetica sono degli anni Sessanta: i suoi versi, profondamente lirici, sono accolti immediatamente con favore tanto che si guadagna un premio statale con la poesia Rimpianto della fanciullezza. La sua prima raccolta di versi,Chungar, è del 1962. Gli anni di lotte sociali, durante i quali viene a contatto con le insopportabili condizioni di vita della sua gente, in particolare delle donne, gli ispirano, verso la fine degli anni Settanta, le antologie La tenda del nomade e Ricordi e campi in lingua pashto, opere permeate da un forte senso di giustizia e dal bisogno di denuncia, e che sono il culmine della sua maturazione artistica e spirituale. Nel 1981 viene pubblicata la prima raccolta in lingua dari, La vela, in cui il poeta si rifugia nella speranza del futuro e invita i giovani ad essere artefici del proprio destino. Negli anni Ottanta, presidente dell'Accademia delle Scienze dell'Afghanistan e contemporaneamente ministro per gli Affari delle Nazionalità e delle Tribù si dedica attivamente alla lotta contro l'analfabetismo.