Kammerspiel

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Descrizione generale

s. neutro tedesco (propr. dramma da camera) usato in italiano come sm. Nei Paesi di lingua tedesca designa le opere teatrali caratterizzate da un numero limitato di personaggi e da uno svolgimento nel quale le atmosfere e i rapporti psicologici contano più dell'intreccio; entrano in questa categoria più propriamente i quattro drammi scritti nel 1907 da Strindberg per l'Intima Teater di Stoccolma (Temporale, L'incendio, La sonata dei fantasmi, Il pellicano), in senso lato moltissimi testi dal Clavigo di Goethe ai copioni di Pinter; è in effetti una definizione di comodo. Il termine indica anche le sale, di dimensioni ridotte, solitamente annesse a teatri pubblici e riservate a un repertorio alternativo: la prima fu aperta al Deutsches Theater di Berlino nel 1906 da Reinhardt.

Cinema

Passando allo schermo sulla scia dell'espressionismo, il Kammerspiel sembrò volgere al realismo, mentre in realtà si mosse nell'ambito del naturalismo piccolo-borghese, tra la grigia banalità esistenziale e l'eccezionalità del cosiddetto tragico quotidiano. Padre della tendenza fu lo sceneggiatore C. Mayer; tra i film si annoverano Scala di servizio (1921) di P. Leni e L. Jessner, La rotaia (1921) e La notte di San Silvestro (1923) di Lupu-Pick, Nju (1924) di P. Czinner e soprattutto L'ultimo uomo (1924) di F. W. Murnau, che come altri rinunciava alle didascalie. Gli elementi cinematografici portati al massimo grado di espressività furono l'illuminazione (K. Freund, G. Seeber) e la recitazione che, affidata a grandi attori (Jannings, la Bergner, ecc.), mirava a scandagliare l'interiorità dei personaggi.

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