Haring, Keith
pittore statunitense (Reading, Pennsylvania, 1958-New York 1990). Profeta internazionale del graffitismo, formatosi alla School of Visual Art di New York, Haring iniziò la sua carriera artistica nella subway newyorkese, dipingendo con spray e gessetti gli spazi vuoti destinati all'affissione dei manifesti e le pareti dei vagoni. Scoperto dal mercante d'arte T. Shafrazy, raggiunse rapidamente ampio successo sia di critica sia di pubblico. Nel repertorio espressivo di Haring troviamo, in una forma grafica che rimanda al fumetto e al cartone animato, cani a sei zampe, idoli aztechi e una sorta di pupazzo-omuncolo (il radiant-boy) munito di un'aureola di raggi, contorto e mutante. Le sue opere sono state esposte sia negli Stati Uniti sia in Europa: Biennale di Venezia (1984), “Skulptur Projekte” a Münster (1987), con videotape in “Artoon” a Roma (1990), opere dal 1984 al 1989 alla Galleria Steffanoni a Milano nel 1991. Haring sperimentò anche la body art (del 1984 è l'esperienza con Grace Jones, fotografata da R. Mapplethorpe). Nel corso degli anni Ottanta Haring ha realizzato murales di grandi dimensioni: per esempio quello che decora la facciata del Museo d'Arte Contemporanea di Bordeaux (ispirato ai Dieci Comandamenti) oppure For Milano, creato su un tabellone pubblicitario nella stazione della metropolitana milanese di San Babila, o ancora quello nei pressi della chiesa di S. Antonio a Pisa. Nel 1987 Haring dipinse sul Muro di Berlino una lunga catena di figure umane incatenate, rosse e nere su uno sfondo giallo: i tre colori delle due bandiere tedesche. L'artista, che disegnò la decorazione di negozi (Fiorucci a Milano, 1983), manifesti pubblicitari, orologi (uno degli Swatch più quotati), ideò anche una catena di punti vendita (i pop shops, il primo dei quali a Londra, Soho), per vendere magliette e oggetti da lui dipinti, interpretando in modo ironico la questione della commercializzazione dell'arte. Una produzione dei pop shops è la videobiografia del graffitista, uscita in Italia agli inizi del 1992; vi compaiono anche opere e artisti della pop art, quali J. Johns, A. Warhol, R. Lichtenstein.