Generalità

Stato federato (196.024 km²; 44.235.000 ab. secondo una stima del 1994; capitale Gandhinagar) dell'India, di cui costituisce la sezione più occidentale; amministrativamente diviso in 19 distretti, fu istituito il 1º maggio 1960, allorché lo Stato di Bombay fu scisso in quelli di Gujarat e di Maharashtra. Coperto per i 9/10 da foreste, si affaccia a W al Mar Arabico e si estende sulla regione pianeggiante del Kutch, sulla penisola di Kathiawar, limitata dai golfi di Kutch e di Cambay, sul versante meridionale degli Aravalli e su quello occidentale dei monti Vindhya e Satpura "La cartina geografica dello Stato è a pag. 346 dell’11° volume." . "Per la cartina geografica vedi il lemma del 10° volume." Caratterizzato da un clima costantemente caldo-umido nelle regioni costiere, più secco e con escursioni termiche più accentuate all'interno, è attraversato dai fiumi Sabarmati, Mahi, Narmada e Tapti. Gli abitanti, di lingua gujarati (che con l'hindi è la lingua ufficiale dello Stato), professano in maggioranza l'induismo. Anche se non rappresenta più, come in passato, la maggior parte del reddito del Paese, l'agricoltura vi contribuisce ancora in larga misura, favorita da un fertile suolo di origine vulcanica; tra i principali prodotti: cotone, riso, frumento, canna da zucchero, tabacco, arachidi. Discreto è l'allevamento (bufali, bovini, ovini e caprini) e abbastanza attiva è anche la pesca. Le risorse minerarie comprendono sale, gesso, calcare, calcite, quarzo, bauxite e agata. Nelle zone di Ankleshwar, Cambay e Kalol si trovano giacimenti di petrolio e gas naturale, solo in parte sfruttati, mentre è recente la scoperta di giacimenti di carbone tra Kalol e Mehsāna. Il Gujarat è uno dei quattro maggiori Stati industrializzati dell'India con numerosi complessi produttivi di medie e piccole dimensioni, tra cui 1300 interessano il settore tessile (cotone); principali industrie sono, oltre quelle tessili, le alimentari (oli vegetali), chimiche (soda), petrolchimiche (raffinerie di petrolio a Koyali), cartarie e del cemento. Nel 2001, comunque, colpito da un violentissimo terremoto che ha devastato numerose città e raso quasi completamente al suolo Ahmadabad, il Gujarat si è trovato costretto a dover fronteggiare una grave situazione socio-economica e a ricorrere ad aiuti finanziari internazionali per la ricostruzione. La maggiore città è Ahmadabad, già capitale dello Stato ma sostituita nelle sue funzioni amministrative da Gandhinagar, posta a una ventina di chilometri di distanza; seguono città di media importanza quali Vadodara, Surat, Rajkot, Jamnagar e Bhaunagar. Le comunicazioni fanno capo al porto di Kandla e all'aeroporto di Ahmadabad.

Storia

Menzionato per la prima volta all'inizio del sec. V, quando nell'area si insediarono i Gurjara (da cui la denominazione), provenienti da zone a NW dell'India, dopo una certa espansione verso sud, il regno di Gujarat passò alla dinastia dei Gurjara-Pratihara e raggiunse un alto livello di gloria e potenza. Nel 1204 fu invaso da Maḥmūd ibn Subuktigīn di Ghazna, ma restò indipendente fino al 1297, quando da ʽAlā ud-Dīn Khaljī fu annesso al sultanato di Delhi. Nel 1401 il governatore locale si rese indipendente, fondando una dinastia che ebbe il merito di riunire in un solo organismo gli innumerevoli staterelli della costa del Kathiavar, frenando nel contempo l'avanzata dei Portoghesi dai porti della regione verso l'interno. Nel 1537 l'ultimo rappresentante della dinastia, Bahādur, moriva in un conflitto con i Portoghesi e nel 1572 Akbar si impadronì dello Stato. Il Gujarat passò poi sotto il controllo dei Marāṭhā; nel 1818 divenne parte della Bombay Presidency britannica e attualmente costituisce uno Stato a sé con capitale Gandhinagar.

Letteratura

La lingua del Gujarat (gujarati) deriva dalla matrice apabhraṃśa dalla quale si è staccata attraverso diverse fasi evolutive, che ci sono poco note. Grande importanza in questo processo di differenziazione va comunque attribuita al santo e grammatico Hemacandra (1079-1113), autore di innumerevoli opere poetiche e biografiche. La prosa (kathā) fu assai popolare nel Gujarat fin dall'epoca formativa e andò evolvendosi parallelamente alla poesia, rappresentata soprattutto dalla ballata eroica (garbī), in auge ancor oggi. Mentre tuttavia la prima restava relegata alle fiabe e alla didattica, la seconda conosceva tra il sec. XII e il XIV un periodo di grande splendore con opere come il poemetto Vasanta Vilāsa (Gioie della primavera), anonimo, e l'epopea storica Kānhadade Prabandha (Saga di Kānha) di Padmanābh (sec. XIV). La conquista islamita segnò un periodo di stasi pressoché completa nelle lettere locali, periodo che tuttavia si concluse con l'avvento di Narsiṁha (1414-1480), il massimo poeta mistico del periodo medio, autore di squisiti inni devozionali dedicati a Kṛṣṇa, il cui messaggio venne raccolto, nel secolo successivo, da Akho di Ahmadabad (1591-1656), l'unico rilevante filosofo della sua epoca. Tra grevi poemi didattici e astiose condanne ai costumi, le lettere si trascinarono stentatamente fino al sec. XIX, a malapena illuminate dalle gaie liriche di Premānand (1649-1714) e dai piccanti versi erotici di Semala (1699-1769). Fu soltanto con Dayārām (1777-1852) che la letteratura moderna fece il suo ingresso nella regione: egli compose un gran numero di canti erotici dedicati al mito di Kṛṣṇa e Rādhā, nei quali la poesia tradizionale raggiunse l'apice di una perfezione stilistica che rimarrà ineguagliata. Con l'annessione (1818) del Gujarat all'Impero britannico si determinò un periodo di stabilità interna che ebbe positivi riflessi sulle lettere. La tradizione letteraria si rinnovò sotto l'influsso anche della cultura occidentale. La prosa venne rivalutata da Narmad (1833-1886), poliedrico autore di innumerevoli poemi, drammi e opere di narrativa, e Dalpatrām (1820-1898) strenuo difensore della tradizione induista, mentre l'affermazione della coscienza nazionale trovava il suo più grande vate nel Mahatma Gandhi (1869-1948), autore tra l'altro della notissima autobiografia Ātmakathā (Storia di un'anima). La scena letteraria contemporanea non sembra aver ancora trovato un livello omogeneo, ma si è mantenuta viva e operante nelle narrative di Dhūmketu e di Ramaṇlāl Desāī, e soprattutto nelle composizioni elegiache di Bhānu P. Trivedī.

Arte

Il Gujarat riuscì a conquistare la sua indipendenza dal Sultanato di Delhi approfittando della crisi creata dalle orde di Tamerlano che misero a sacco la città nel 1398; in seguito fu riassorbito dall'impero moghūl. L'arte che si sviluppò nello Stato musulmano del Gujarat è senz'altro quella che più risente delle tradizioni indigene sopravvissute, in quanto i sovrani islamici, utilizzando la manodopera locale famosa per la sua raffinata maestria nell'intagliare la pietra, e usando come materiale da costruzione la bella arenaria del luogo, arricchirono le loro capitali Ahmadabad e Champanir di edifici splendidi e raffinati, che si inseriscono naturalmente nella tradizione indù e giaina precedente. Nelle numerose moschee e tombe monumentali rimasteci si segue l'evoluzione dello stile che può essere definito come l'adattamento di antiche strutture locali. La navata centrale della sala per la preghiera delle Grandi Moschee di Ahmadabad e Champanir si innalza di tre piani sul resto dello spazio, creando all'esterno un profilo piramidale proprio dei tempi indù e giaina. All'interno tale spazio è evidenziato da balconate con grate in pietra traforata, che filtrano la luce creando una piacevole penombra e ricordano da vicino quelle dei waw o baoli, pozzi monumentali a gradini tipici di questa regione, forniti di locali adiacenti in cui si poteva sostare per godere della frescura dell'acqua. Un tentativo di sistemazione urbanistica fu effettuato ad Ahmadabad dal suo fondatore Ahmad Shah, il quale, una volta costruita la cittadella reale, la fece collegare con la Grande Moschea per mezzo della Tin Darwaza, un arco trionfale a tre fornici. § Nel Gujarat si è sviluppata un'importante scuola di miniatura originatasi dalla grande tradizione della miniatura giaina nel periodo di regno dei Cālukya (sec. X-XIII) e fiorita fino al sec. XVII. I caratteri formativi di questa scuola, rimasti intatti nonostante la penetrante diffusione degli stili dell'arte moghūl (sec. XVI), derivano, anche nella particolarità delle tecniche, dall'antica pittura murale indiana. Le più antiche miniature della scuola del Gujarat, eseguite su fogli di palma, risalgono ai sec. XII-XIII: lo spazio maggiore è dato al testo scritto, mentre l'illustrazione è relegata entro un piccolo riquadro a fondo rosso (con la diffusione dell'arte islamica il fondo diverrà azzurro) su cui spiccano le figure dei personaggi, con il volto di profilo estremamente appiattito, l'occhio esorbitante e il naso di forma caricaturale. Nei secoli successivi l'uso della carta favorì una maggiore scioltezza e una più sottile stilizzazione del racconto pittorico. Larga influenza ebbe la scuola del Gujarat presso altre tradizioni stilistiche nel Rajasthan e nel Malva.

M. Edwardes, Storia dell'India dalle origini ai giorni nostri, Bari, 1966; T. Ainslie, E. e F. Wilhelm, India: dalla civiltà dell'Indo fino all'inizio del dominio inglese, Milano, 1968; O. Botto, Storia delle letterature dell'Oriente, vol. III, Milano, 1970; V. Pisani, L. P. Mishra, Le letterature dell'India, Milano, 1970; P. Brown, Indian Architecture (Islamic Period), Bombay, 1975; G. Scott, A Concise History of Gujarati Literature, Londra, 1987.

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