Giacòbbe
(ebraico Yaʽqób, il soppiantatore). Patriarca d'Israele, figlio di Isacco e di Rebecca; riuscì a ottenere dal suo fratello gemello Esaù la rinuncia alla primogenitura; poi, favorito dalla madre, carpì al padre con un inganno la benedizione che spettava al fratello (Genesi 25-27). Costretto a fuggire per evitare la vendetta del fratello, si recò in Mesopotamia e durante il viaggio ebbe a Betel la rivelazione divina (Genesi 28, 10-22). In Mesopotamia lavorò per il parente Labano e ne sposò le figlie: prima Lia, poi Rachele, ma con l'astuzia e l'inganno riuscì ad aumentare il proprio bestiame ai danni dei cognati. Scoperto, fuggì nuovamente, tornando in Palestina, dove si riconciliò con Esaù (Genesi 29-33). Ebbe 12 figli, considerati eroi eponimi delle 12 tribù d'Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Giuseppe, Beniamino, Gad, Asher, Dan, Neftali, gli ultimi quattro da concubine, ancelle di Lia e Rachele. In età avanzata seguì Giuseppe in Egitto, dove morì. Su questi dati tradizionali, la critica esegetica ha notato una differenza tra i vari cicli che ci presentano il patriarca: i cicli di Esaù e di Labano lo presentano astuto; altre volte appare come un valoroso. Lotta con Dio (Genesi 32), ricevendo il nome di Israele. Poiché la discendenza di un popolo da un eroe eponimo viene respinta dall'etnologia moderna, è difficile parlare d'una storicità in senso stretto del personaggio, il che non esclude peraltro una sua esistenza leggendaria.