Fracci, Carla
ballerina italiana (Milano 1936, Milano 2021). Allieva di Edda Martignoni, Vera Volkova, Esmée Bulnes alla Scala di Milano, si diplomò nel 1954, fu nominata solista nel 1956 e prima ballerina nel 1958. Straordinario talento di ballerina-attrice, dotata di squisita sensibilità per i ruoli della tradizione romantica, spiritosa, brillante, drammatica, versatile, ha percorso negli oltre trent'anni della sua carriera un vastissimo repertorio ed è unanimemente considerata la più grande ballerina italiana di questo secolo. Colse la sua prima affermazione di rilievo internazionale al Festival di Nervi del 1957, nel Pas de quatre ripreso da Anton Dolin. Nel 1958 John Cranko la volle protagonista alla Scala del suo Romeo and Juliet.E. Bruhn la diresse in La Sylphyde al Teatro dell'Opera di Roma nel 1966. Dopodiché la sua carriera internazionale prese il volo portandola al successo con la prestigiosa compagnia dell'American Ballet Theatre. Qui, spesso in coppia con lo stesso Bruhn, è stata protagonista di alcune memorabili interpretazioni fra le quali Giselle resta la più celebrata ed è stata immortalata anche da un film (1969). Ospite dei maggiori teatri del mondo, partner dei più grandi ballerini, la Fracci ha svolto anche una minuziosa opera di diffusione del repertorio tradizionale del balletto, esibendosi un po' ovunque in Italia. Tra le sue numerose interpretazioni, Mirandolina (1981), Eugenio Oneghin, tratto dall'omonimo romanzo di Puškin (1993) e Jeux (1996), con la coreografia di Nijinskij e A. Molin, e Filumena Marturano, tratto dall'omonima commedia di Eduardo de Filippo (1996) È stata anche attrice con Mauro Bolognini (La vera storia della Signora dalle camelie, 1981) e Renato Castellani (Giuseppe Verdi, 1982). Nel 1994 è stata nominata membro dell'Accademia di Belle Arti di Brera e dal 1995 al 1997 ha diretto il corpo di ballo dell'Arena di Verona. Nel 2000 è passata a dirigere il corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, impegno conservato fino al 2010. Fracci è morta il 27 maggio 2021 a Milano al termine di una lunga malattia.