Fogazzaro, Antònio
Indicescrittore italiano (Vicenza 1842-1911). Allievo di G. Zanella, ricevette un'educazione profondamente religiosa, ma per il suo temperamento irrequieto si allontanò dalla fede, alla quale tornò dopo la lettura (1873) della Philosophie du Crédo di Auguste-Alphonse Gratry. Esordì con la novella in versi Miranda (1874), cui seguì la raccolta di liriche Valsolda (1876): in entrambi i testi è evidente l'intenzione di reagire al verismo, delineando immagini vaporose e inafferrabili, sullo sfondo di una natura animata da mistiche presenze. Era così aperta la strada a Malombra (1881), il romanzo più “decadente” e più tipico di Fogazzaro, imperniato sul conflitto tra spirito e sensi, che assume, nell'allucinante vicenda di una reincarnazione, il tono morboso e nevrotico di tanta narrativa scapigliata. Il romanzo successivo, Daniele Cortis (1885), che racconta l'improbabile vicenda di un adulterio spirituale, mostra la spiccata preferenza di Fogazzaro per i drammi intimi di personaggi eccezionali, appartenenti alle classi elevate della società: si spiega così il suo successo, particolarmente presso il pubblico femminile di estrazione piccolo-borghese alla ricerca di evasioni dalla modesta realtà quotidiana. Dopo la raccolta Fedele e altri racconti (1887), a mezzo tra influenze romantiche e suggestioni veristiche, apparve Il mistero del poeta (1888), in cui l'ispirazione tardo-romantica trabocca in un lirismo languido, sullo sfondo di una natura nordica, tenebrosa ed enigmatica. Il recupero del realismo si verificò con Piccolo mondo antico (1895), in cui i personaggi minori si salvano dal baratro dell'inquietudine rifugiandosi in una vita calma e sonnolenta, scandita da occupazioni semplici, celebrate ritualmente, dal gioco dei tarocchi alla pesca con l'amo, dalla preghiera alla conversazione, mentre i protagonisti, nel contatto con la gente umile, acquistano credibilità umana e il loro stesso conflitto ideale si colloca armoniosamente sullo sfondo stilizzato e solenne del Risorgimento. Questo felice equilibrio veniva meno con Piccolo mondo moderno (1901), dove l'interesse “decadente” per i personaggi d'eccezione torna a distinguersi, come in Malombra, da quello veristico per il piccolo mondo provinciale, mentre la fede del protagonista vacilla, per la prima volta incrinata dal dubbio. Da tempo, in realtà, Fogazzaro cercava di risolvere il problema della conciliazione tra scienza e fede e, in tale prospettiva, aveva accettato la teoria dell'evoluzione, risolvendo in essa il conflitto tra senso e spirito, reinterpretato come lotta tra l'uomo inferiore e l'uomo dotato di una sensibilità raffinata e aristocratica (Ascensioni umane, 1899). Frutto di un equivoco fu, in gran parte, l'adesione al modernismo che, nelle sue implicazioni politico-sociali, Fogazzaro non poteva accettare integralmente, essendo un fervente sostenitore delle istituzioni della morale borghese e troppo diffidente nei confronti dello sviluppo democratico delle masse popolari. Anacronistico appare, dunque, il tentativo, compiuto da Fogazzaro nei suoi ultimi romanzi (Il santo, 1906; Leila, 1910), di applicare l'ideologia cattolico-liberale del primo Ottocento, riverniciata con l'etichetta modernista, a una realtà profondamente diversa: e il fallimento di tale tentativo (riconosciuto dallo stesso Fogazzaro, che si sottomise pubblicamente alla Chiesa dopo la condanna all'Indice del Santo) spiega a sufficienza il declino che l'opera di Fogazzaro ha registrato nel favore del pubblico e della critica, a eccezione del suo romanzo maggiore.
Bibliografia
L. Russo, Maestri e seguaci di Antonio Fogazzaro, in “Belfagor”, 1955; O. Morra, Fogazzaro nel suo piccolo mondo, Bologna, 1960; R. A. Hall Jr., Antonio Fogazzaro e la crisi dell'Italia moderna, New York, 1962; C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano, Milano, 1962; G. De Rienzo, Fogazzaro e l'esperienza della realtà, Genova, 1967; D. e L. Piccioni, Fogazzaro, Torino, 1970; A. Piromalli, Introduzione a Fogazzaro, Bari, 1990.