Carné, Marcel
Indiceregista cinematografico francese (Parigi 1909-1996). Nel decennio 1936-46 fu, con il poeta J. Prévert, le cui sceneggiature egli tradusse sullo schermo, il più qualificato esponente della tendenza detta appunto del “realismo poetico”. Ex assistente di J. Feyder, scelse il verismo populista per esprimere il clima della Francia uscita dal fronte popolare e incamminata verso la guerra: nel Porto delle nebbie (1938) e in Alba tragica (1939) J. Gabin, soldato disertore e operaio suicida, era l'incarnazione pessimistica di tale stato d'animo. Durante la guerra, dopo una elegante ma un po' ermetica allegoria medievale (Les visiteurs du soir, 1942; tit. it. L'amore e il diavolo), realizzò coi suoi collaboratori abituali – oltre a Prévert lo scenografo Trauner, il musicista Kosma, l'attrice Arletty e gli attori Barrault e Brasseur – il capolavoro Les enfants du paradis (1943-45; tit. it. Amanti perduti): evocazione in due parti di una mitica Parigi romantica, in cui i temi dell'Amore e del Destino, ricorrenti in tutta la sua opera, si intersecano e si scontrano con preziosissimo stile. Dopo di che il regista, senza Prévert, non fece che ripetersi in tono sempre più scialbo, ottenendo però un buon successo commerciale con Les tricheurs (1958; tit. it. Peccatori in blue-jeans), Les assassins de l'ordre (1971; tit. it. Inchiesta su un delitto della polizia), La merveilleuse visite (1974) e La Bible (1976). Nel 1979 fu ammesso all'Académie des Beaux-Arts e scrisse il volume di memorie La vie à belles dents (trad. it. Gusto di vita). Nel 1990 ricevette il premio Lumière. "Per approfondire vedi Libro dell'Anno '97 p 238" "Per approfondire vedi Libro dell'Anno '97 p 238"
J. Quéval, Marcel Carné, Parigi, 1952; R. Chazal, Marcel Carné, Parigi, 1965; T. Renaud, Marcel Carné, in “Dossiers du Cinéma-Cinéastes”, I, Parigi, 1971; R. Nepoti, Marcel Carné, Casellina di Scandicci, 1979.