Brown, Trisha

danzatrice e coreografa statunitense (Aberdeen, Washington, 1936- San Antonio, 2017). Compiuti i primi studi con Marion Hageage (tip-tap, balletto, acrobazia, jazz), passò poi al Mills College di Oakland, in California, dove lavorò, fra gli altri, con José Limon, Louis Horst, Merce Cunningham. Nell'estate del 1960 partecipò ai seminari di Ann Halprin a San Francisco e nell'autunno successivo si trasferì a New York, dove seguì i corsi di composizione di Robert Dunn presso il Merce Cunningham Dance Studio. Membro fondatore, nel 1962, del Judson Dance Theatre, è divenuta ben presto uno dei protagonisti più significativi della post-modern dance newyorchese. Fin dalle sue prime opere (Trillium, 1962; Lightfall, 1963) ha dimostrato un interesse particolare per la sperimentazione sugli elementi di base del movimento (salto, corsa, piegamento, estensione, distensione), sull'interazione del danzatore o del performer con la forza di gravità, e per l'ambientazione in luoghi insoliti, non concepiti per lo spettacolo. Nelle opere successive si è lanciata poi in ardite sperimentazioni attraverso i tetti di New York (Roof piece, 1971) o facendo agire i suoi ballerini sospesi a corde elastiche lungo le pareti dei grattacieli (Man Walking Down the Side of a Building, 1970; Woman Walking Down a Ladder, 1973) oppure facendoli danzare appesi a testa in giù, sempre grazie a complessi sistemi di corde, sul soffitto del Withney Museum (Walking on the Wall, 1971). Dopo alcuni anni di lavoro con un gruppo piuttosto mutevole di ballerini e performers, ha fondato negli anni Settanta una sua compagnia tornando a dedicarsi, nel corso di tutti gli anni Ottanta, al lavoro in teatro, senza però mai abbandonare la ricerca e la sperimentazione, spesso in tandem con celebri personaggi dell'arte visiva, come Bob Rauschemberg, o dell'ambiente musicale, come Laurie Anderson. Alla fase più recente appartengono Glacial Decoy (1979), Opal Loop (1980), Son of Gone Fishin' (1981), Set and Reset (1982-83), Lateral Pass (1985) e la coreografia per la Carmen di Bizet messa in scena al Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Lina Wertmüller (1986), Newark (1987), Astral Converted (1991), If You Could See Me (1994), M.O. (1995), Twelve Ton Rose (1996), L'Orfeo (1998), Winterreise (2002), PRESENT TENSE (2003), O Zlozony/O Composite (2004), How long does the subject linger on the edge of the volume... (2005),  love my robots (2007), L'Amour au Theatre (2009), Pygmalion (2010). Nel 1987 le è stato assegnato il Lorence Olivier Award per l'eccellenza nella danza. 

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