Bong Joon-ho
regista e sceneggiatore sudcoreano (Daegu, Corea del Sud, 1969). Autore di culto internazionale e tra i principali esponenti del cinema orientale, si è distinto per un rigoroso controllo della messa in scena dei suoi film, per la tendenza a miscelare i generi cinematografici più disparati e per le riflessioni di critica sociale che caratterizzano le sue storie. Figlio di un designer e di una casalinga, studia alla Università Yonsei di Seul e si laurea in Sociologia. Negli stessi anni organizza un cineclub con i compagni dell’università e si applica nelle prime produzioni di cortometraggi, tra cui The white man e Memories in a frame (entrambi del 1994). Dopo numerose esperienze su produzioni cinematografiche come tecnico delle luci, direttore della fotografia e sceneggiatore, esordisce alla regia nel lungometraggio con la black-comedy Barking dogs never bite (2000). Ottiene la prima notorietà internazionale con Memories of Murder (2003), moderno noir dalle tinte grottesche basato sul vero caso di un serial killer e dei suoi omicidi svoltisi negli anni Ottanta: il film segna la prima collaborazione con l’attore Song Kang-Ho e fa incetta di riconoscimenti nei festival di tutto il mondo. Il successo del secondo lungometraggio gli permette di accedere a fondi più consistenti grazie a cui dirige The host (2006), un kaiju movie (genere dedicato ai mostri tipici della fantascienza giapponese) in cui l’unità di una famiglia viene messa alla prova dalla comparsa di una creatura bestiale che rapisce la figlia minore. Il film viene presentato al Festival di Cannes, riceve applausi da critica e pubblico e supera ogni record di incasso in patria. Successivamente Bong Joon-ho ritorna al Festival di Cannes con il film collettivo Tokyo! (2008), girato assieme a Leos Carax e Michel Gondry: nel suo episodio racconta la storia di amore tra un hikikomori e una ragazza che consegna pizze. Nel 2009 presenta sempre a Cannes il thriller Madre (2009), ritratto di una madre che cerca di scagionare il figlio disabile dalle accuse di omicidio: è un nuovo successo di critica. È poi la volta di Snowpiercer (2013), primo film in lingua inglese della sua carriera e basato sulla graphic novel Le Transperceneige: un racconto fantascientifico in cui l’intera umanità sopravvissuta a una glaciazione è raccolta in un treno e divisa rigidamente secondo le classi sociali. Il film, ricco di un cast di stelle del cinema tra cui Chris Evans e Tilda Swinton, rilancia ulteriormente la fama del regista a livello internazionale. Nel 2017 scrive e dirige un altro film di fantascienza distopica, l’ecologista Okja con Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Lily Collins e ancora Tilda Swinton, prodotto e distribuito da Netflix. La sua presenza in concorso al Festival di Cannes suscita accese polemiche in merito alla partecipazione alla competizione di film non destinati alla distribuzione nelle sale cinematografiche. Il suo più grande successo di critica e pubblico è Parasite (2019), intelligente miscela di umorismo, thriller e horror che conquista la Palma d’Oro al Festival di Cannes e 4 premi Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura originale e miglior film straniero): è il primo film straniero nella storia del cinema a conquistare la statuetta per il miglior film.