hikikomori
Fenomeno sociale rappresentato dalla volontà dell’individuo di isolarsi (derivato da termini giapponesi che significano letteralmente "stare in disparte"), ritirandosi dalla vita sociale in una condizione di confinamento estremo. Diffusosi dalla seconda metà degli anni Ottanta del XX secolo a partire dal Giappone, riguarda per lo più giovani in fase adolescenziale o post-adolescenziale che decidono di vivere reclusi nella loro stanza, evitando ogni contatto con le altre persone, compresi i genitori e gli amici. Il loro stile di vita è contrassegnato in genere da un capovolgimento del ritmo sogno-veglia, con le ore notturne impiegate a navigare in Internet, disegnare manga, giocare online, intrattenere relazioni sociali via chat o semplicemente oziare. La mancanza di ogni contatto sociale diretto, il rifiuto della scuola e la prolungata solitudine hanno ricadute pesanti sui giovani che gradualmente tendono a smarrire i riferimenti comportamentali e le abilità relazionali. Tali forme di comportamento, che per molti psicologi possono essere ricondotte a una vera e propria patologia, necessitano di uno specifico approccio terapeutico che include sia sedute di psicoterapia e assunzione di farmaci, sia percorsi di integrazione sociale. Il governo giapponese ha a riguardo definito un protocollo di identificazione dei soggetti affetti da hikikomori, attraverso l’elaborazione di una lista di criteri diagnostici.
Il processo di autoesclusione avviene solitamente in modo graduale: i giovani appaiono infelici, con scarsa fiducia in se stessi e non di rado aggressivi verso i genitori. Secondo alcuni ricercatori, lo hikikomori potrebbe essere ricondotto, almeno nel contesto giapponese, a una resistenza alla pressione all'autorealizzazione e al successo personale inculcata nei ragazzi fin dalla scuola media, e, parallelamente, a una diffusa assenza della figura paterna nella vita familiare. A questa condizione si associano inoltre forme depressive, manie di persecuzione e comportamenti ossessivo-compulsivi. In Italia gli studi hanno evidenziato che un individuo su 250 in quella particolare fascia di età tende a mostrare comportamenti assimilabili all’hikikomori, anche se quest'ultimo spesso viene confuso con un più generica dipendenza dall’uso di Internet.