Bacóne, Francésco, baróne di Verulàmio e viscónte di Sant'Albano
IndiceBiografia
(inglese Francis Bacon), Filosofo e statista inglese (Londra 1561-1626). Entrato alla Camera dei Comuni (1584), fu nominato avvocato erariale da Giacomo I (1607) e si impegnò a fondo per difendere le prerogative reali da ogni intrusione. Procuratore generale (1613), consigliere privato (1616) e lord guardasigilli (1617), fu infine fatto cancelliere (1618). Fu durante il suo cancellierato che furono processati il conte di Suffolk, lord tesoriere, per corruzione (1619) e sir Henry Yelverton, procuratore generale, per abuso della carica (1620). A sua volta accusato di aver accettato doni nell'esercizio del suo ufficio, fu condannato a una grossa multa e a essere rinchiuso nella Torre di Londra, pene entrambe condonate (1621). Escluso per sempre da pubblici uffici, gli fu proibito anche solo di avvicinarsi alla corte. Perdonato dal re, trascorse gli ultimi anni dedicandosi esclusivamente agli studi. Bacone aveva progettato un'opera monumentale che avrebbe dovuto dare le direttive di tutte le scienze particolari: l'Instauratio magna. Di quest'opera, il cui piano completo ci è dato nel De dignitate et augmentis scientiarum (1623), l'unica parte propriamente compiuta è il Novum organum (1620). Postuma fu pubblicata la New Atlantis (1627).
Francesco Bacone. Ritratto dell'illustre filosofo in un ritratto di P. van Somer (Londra, National Portrait Gallery).
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Il pensiero
L'aspetto più significativo e moderno del pensiero baconiano sta nel suo atteggiamento nei confronti della natura. Mentre per un filosofo rinascimentale questa è un insieme ordinato e armonico, per Bacone essa è una forza estranea e resistente che bisogna assoggettare al volere dell'uomo. L'esperimento cessa così di essere una pura osservazione ripetuta, per divenire una sollecitazione, una “tortura” che l'uomo fa alla natura. Lo stesso metodo induttivo, che caratterizza la filosofia baconiana, deve essere visto in questa luce. Bacone infatti non si differenzia tanto da Aristotele per il fatto che pone l'accento sull'induzione, quanto piuttosto perché vede il metodo induttivo non come una semplice enumerazione di dati particolari, ma come una serie di domande che l'uomo pone alla natura in modo da farla divenire il regnum hominis. E il dominio dell'uomo si manifesta nella tecnica. Il metodo induttivo si articola in diversi momenti. Anzitutto la pars destruens, cioè la liberazione da tutte quelle immagini (idola) che alterano ai nostri occhi la percezione degli oggetti. Quattro sono i tipi di idola: gli idola tribus, derivanti dalla natura stessa del genere umano, che conducono a supporre nella natura un ordine inesistente nella realtà; gli idola specus, dovuti ai singoli individui; gli idola fori, che dipendono prevalentemente dal linguaggio; gli idola theatri, che sono prodotti da teorie speculative. Il secondo momento è dato dalla pars construens. Il materiale dell'esperienza viene articolato in tabelle di presenza, di assenza e dei gradi, in cui la natura di un singolo fenomeno, per esempio il calore, viene indagata attraverso uno studio dei casi diversi in cui esso compare con diversa intensità. Soltanto dopo questa operazione e per via di astrazione si può giungere all'essenzialità caratteristica del fenomeno, alla sua forma. Il limite di questa teoria, che peraltro nell'accentuazione dell'importanza della tecnica e nella concezione generale della natura aveva mostrato la propria forza innovatrice, è evidente. Anzitutto manca un'indagine critica sulle fonti da cui i dati catalogati provengono. Bacone infatti, pur considerando l'esperimento come un momento necessario alla scienza e intendendolo come una provocazione fatta alla natura, non ha cura di controllare più precisamente i dati, né di offrire accorgimenti metodologici che ne garantiscano l'oggettività. In secondo luogo la sua concezione del mondo, restando legata a una visione sostanzialistica, interpreta i fenomeni come distinti qualitativamente gli uni dagli altri e impedisce la ricerca di una legge determinabile quantitativamente, obbligando così alla ricerca della forma o sostanza di un fenomeno più che della sua legge. In terzo luogo, e conseguentemente, l'uso della matematica appare come non essenziale al metodo scientifico. Questi disconoscimenti non significano tuttavia che Bacone non abbia avvertito l'importanza di un'interpretazione meccanicistica (e quindi in ultima analisi anche quantitativa e matematizzabile) della natura. Questo gli va certamente ascritto a merito, così come l'intuizione di una finalità pratica del sapere scientifico, tanto più che tale riconoscimento del valore della tecnica è estremamente equilibrato. Non bisogna infatti ricercare, scrive Bacone, gli esperimenti che danno frutto, ma piuttosto quelli che danno luce. § In campo letterario, nonostante la predilezione per il latino, Bacone è considerato uno dei creatori dell'inglese moderno, grazie allo stile conciso e idiomatico e al periodare ampio ed elegante.
Bibliografia
P. Rossi, Francesco Bacone: dalla magia alla scienza, Bari, 1957; F. H. Anderson, Francis Bacon, His Career and His Thought, Los Angeles, 1962; E. De Mas, Francis Bacon da Verulamio o La Filosofia dell'uomo, Torino, 1964; M. Cavallo, La filosofia di Francis Bacon tra “scientia” e “sequentia”, Poggibonsi, 1984.