Artròpodi

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Zoologia

sm. pl. [sec. XX; da artro-+-podo]. Phylum (Arthropoda) di animali invertebrati, il più vasto e complesso di tutto il regno animale. Le notevolissime affinità anatomiche esistenti tra gli Artropodi e gli Anellidi dimostrano che, con ogni probabilità, i due gruppi ebbero un'origine comune nel Precambriano: da allora gli Artropodi – che annoverano organismi ben noti come Insetti, Crostacei, Scorpioni, ragni, centopiedi, millepiedi e altri meno noti come Pseudoscorpioni e Pauropodi – si sono largamente diffusi, occupando attualmente ogni possibile ambiente, dalle massime profondità oceaniche alle massime altitudini delle terre emerse. Il numero di specie appartenenti a questo gruppo è enorme: le stime più prudenti lo fissano in oltre un milione, ma non mancano stime che giungono sino a quasi dieci milioni; solo un numero limitato è però noto. Questi organismi hanno dimensioni quasi sempre modeste o addirittura minime: infatti, se si eccettuano pochi casi, esse sono dell'ordine del centimetro o addirittura del millimetro. Notevolissima è l'importanza, diretta e indiretta, che gli Artropodi rivestono per l'uomo: basti pensare agli enormi danni che gli insetti possono provocare ai raccolti e alle derrate alimentari in genere; inversamente, per esempio, i crostacei vengono assunti come cibo dalla stragrande maggioranza dei pesci e quindi hanno un ruolo fondamentale nell'economia biologica degli ambienti acquatici. Da un punto di vista anatomico gli Artropodi sono animali a simmetria bilaterale, il cui corpo è suddiviso in tanti segmenti o metameri;questi, per lo più, nell'individuo adulto si riuniscono a costituire delle regioni corporee, di cui particolarmente complessa è quella del capo. Tutti o parte dei metameri sono muniti di un paio di appendici articolate (arti), delle quali almeno due svolgono funzioni masticatorie. Una seconda caratteristica peculiare degli Artropodi è di avere il corpo rivestito di una cuticola formata da un composto azotato detto chitina. Tale rivestimento, o esoscheletro, è assai spesso rigido: di qui la necessità che, tra un segmento corporeo e l'altro, si assottigli in modo da consentire ai diversi segmenti di muoversi l'uno rispetto all'altro. Tali movimenti di flessione e di estensione sono dovuti alla contrazione delle fibre muscolari striate che prendono attacco sulla superficie interna dell'esoscheletro. Negli Artropodi più complessi, quali gli Insetti, il rivestimento chitinoso dei singoli metameri consta di un “pezzo” dorsale o tergite e di uno ventrale o sternite, collegati lateralmente dalle pleure, di spessore più modesto. La rigidità e quindi l'inestensibilità dell'esoscheletro rendono necessario, acciocché l'animale possa accrescersi, il periodico distaccarsi di tale rivestimento dal sottostante strato cellulare che lo ha prodotto (ipodermide); quindi l'artropodo, che nel frattempo ha elaborato un nuovo esoscheletro, abbandona questo suo vecchio “abito” (exuvia). Il fenomeno descritto prende genericamente la denominazione di muta o ecdisi; nel caso in cui la muta coincida con importanti modifiche anatomiche dell'animale si parla più propriamente di metamorfosi. Tipici esempi di metamorfosi presentano gli Insetti, nei quali, a partire dall'uovo, si può elencare uno stadio di larva, di pupa e di insetto perfetto. A somiglianza di quello degli Anellidi, il sistema nervoso degli Artropodi consta essenzialmente di una catena gangliare ventrale e di un cingolo periesofageo. L'apparato digerente consta di una porzione anteriore o stomodeo, rivestita di chitina, di una porzione media o mesenteron, di una posteriore o proctodeo, anch'essa rivestita di chitina. Il sistema di escrezione, comprendente strutture diverse a seconda dei gruppi (tubi di Malpighi, nefridi, ecc.), è sempre privo di ciglia vibratili. Il sistema circolatorio comprende un vaso dorsale pulsante che invia il sangue nelle arterie e di qui nelle lacune che si aprono tra gli organi. La respirazione si realizza prevalentemente per branchie negli Artropodi acquatici, per trachee negli Artropodi che vivono in ambiente subaereo; nelle forme più piccole può realizzarsi attraverso l'intera superficie corporea. Da notare, negli Artropodi, la notevole riduzione della cavità celomatica all'interno del corpo, compensata da un notevole sviluppo di un'altra speciale cavità detta emocele. Nella stragrande maggioranza degli Artropodi i sessi sono separati; la riproduzione avviene attraverso la deposizione di uova fecondate, sebbene siano piuttosto frequenti i casi di riproduzione partenogenetica, ossia in assenza di fecondazione da parte del maschio. Gli Artropodi possono essere suddivisi nei seguenti sottotipi e classi: Branchiati (classe Crostacei), Chelicerati (classe Merostomi, Aracnidi e Picnogonidi o Pantopodi) e Tracheati (classe Miriapodi, Chilopodi e Insetti). Altre classificazioni tuttavia dividono diversamente il tipo Artropodi. Una di queste propone due sottotipi: Chelicerati, come nella pecedente, caratterizzati dall'assenza di antenne e dall'avere cheliceri come prime appendici post-orali, e Antennati, o Mandibolati, con tutte le altre classi e gli Onicofori, che sono provvisti di antenne e nei quali le prime appendici post-orali sono mandibole. Gli Antennati, divisi in Antennobranchiati e Antennotracheati, sono tuttavia ritenuti da molti zoologi un gruppo eterogeneo. Attualmente si suggerisce che dagli Artropodi abbiano avuto origine almeno quattro linee evolutive principali. Classificazioni più recenti, quindi, riconoscono come sottotipi i Trilobitomorfiestinti), i Chelicerati (come nelle classificazioni precedenti), i Crostacei (con arti a due rami) e gli Unirami (con arti a un solo ramo), questi ultimi comprendenti anche gli Onicofori. L'esclusione degli Onicofori dagli Artropodi, e quindi dagli Unirami, ha portato alla definizione del sottotipo Atelocerati (con un solo paio di antenne), che accolgono i Chilopodi, i Diplopodi, i Sinfili, i Pauropodi e gli Esapodi.

Paleontologia

Dal punto di vista paleontologico gli Artropodi sono un gruppo particolarmente interessante sia perché di essi si conoscono, almeno nelle grandi linee, l'origine e l'evoluzione, sia perché a essi sono stati attribuiti alcuni degli invertebrati più antichi fino a ora rinvenuti. Studi paleontologici hanno infatti mostrato che animali riferibili a questo tipo erano già presenti nel Precambriano. All'inizio del Cambriano gli Artropodi si presentano già molto specializzati e costituiscono una delle frazioni principali della fauna marina; è possibile quindi effettuare una classificazione e osservare la presenza di tipi transizionali fra un gruppo e l'altro (classe Trilobitoidei). Durante il Paleozoico appaiono tutte le classi di Artropodi: alcune di queste (Trilobiti) si estingueranno senza discendenza, altre, pur persistendo sino ai nostri giorni, diverranno sempre meno importanti (Merostomi), altre assumeranno infine sempre maggiore importanza (Crostacei, Insetti, ecc.). Va ricordato che proprio agli Artropodi appartiene non solo il più antico animale terrestre (Palaeophonus) ma anche i più antichi organismi volanti: gli insetti del Carbonifero.

Bibliografia

H. J. Hansen, Studies on Arthropoda, Copenaghen, 1921-30. R. E. Snodgrass, A Textbook of Arthropod Anatomy, Ithaca, 1952; H. E. Evans, Some Comments on the Evolution of the Arthropoda, in “Evolution”, 13, pag. 148-149, 1959; R. D. Barnes, Zoologia: gli invertebrati, Padova, 1986.

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