Aramèi
(assiro Aramu, Armāya; ebraico ’ărām, ’ăramīm), popolazione semitica di NW, originariamente nomade e organizzata in tribù. Verso il sec. XII a. C., in connessione con l'indebolimento degli Stati siriani, seguito all'invasione dei Popoli del mare, e con la crisi sociale della fine dell'Età del Bronzo, gli Aramei riuscirono a stanziarsi nella Siria interna e in Mesopotamia. L'inizio dell'uso del cammello consentì anche la frequentazione nomade di zone desertiche precedentemente inaccessibili. In Siria e in alta Mesopotamia gli Aramei diedero vita a Stati cittadini fondendosi con Cananei e Neoittiti: nella fusione gli apporti dei sedentari furono prevalenti nella tecnologia e nell'arte, ma gli Aramei imposero la loro lingua, l'aramaico, che così divenne comune in buona parte del Vicino Oriente. Gli Stati aramaici più meridionali (Damasco, Ṣōbā', Bēt Rĕḥōb, ecc.) furono in lotta con Israele, quelli più settentrionali (Laqē, Bīt Agūshi, Bīt Adīni, Bīt Bakhiāni) rimasero più esposti alla pressione assira che finì col sommergerli tutti fra il 740 e il 720 a. C. Nella bassa Mesopotamia le tribù aramaiche (Utuatē, Gambulu, Caldei, Bīt Yakīni, Bīt Dakkuri, ecc.) mantennero più a lungo la loro individualità tribale e nomadica, finché presero il potere politico in Babilonia con la dinastia caldea.