Anastàsio Bibliotecàrio
erudito, cardinale (forse Roma ca. 817-dopo l'877). Studiò in diversi monasteri di Roma, formandosi una solida cultura greca e latina. Creato cardinale da Leone IV nell'847, fu scomunicato nell'853 per aver abbandonato la sua sede e aver rifiutato di ritornarvi. Era infatti molto ambizioso e si era legato al partito imperiale nella speranza di poter essere eletto papa. A questo scopo, alla morte di Leone IV ritornò a Roma a capo di un esercito, ma fu sconfitto. Chiesto perdono, fu ridotto allo stato laicale, ma presto riacquistò il favore di Niccolò I e fu nominato consigliere, carica che mantenne anche sotto Adriano II e Giovanni VIII acquistando notevole lustro: lo troviamo infatti impegnato nelle controversie con Fozio, nel Concilio Ecumenico Costantinopolitano IV (869-70), di cui tradusse in latino gli Atti. A lui si deve anche la traduzione in latino degli Atti del Concilio Niceno VII (787). Altre traduzioni sono i Collectanea, gli Acta S. Martini papae, la Historia ecclesiastica. Particolarmente importanti per erudizione le lettere esplicatorie che Anastasio Bibliotecario premise alle traduzioni. Dopo l'877 il suo nome scompare dai documenti.