La crisi dell'Impero Romano e l'affermarsi del Cristianesimo
Introduzione
La gestione dell'Impero ideata da Diocleziano (tetrarchia) invece di facilitare il problema della successione lo complicò. Costantino, prevalso tra i pretendenti, rinsaldò il potere centrale, riorganizzò in modo efficiente l'esercito e cercò di porre fine ai conflitti religiosi e culturali. Con l'Editto di Milano, con cui si concedevano ampie libertà ai cristiani, il destino dell'Impero cominciò a legarsi a quello della Chiesa. Negli ultimi decenni del IV sec. i Goti, stanziatisi nell'Impero per concessione dell'imperatore d'Oriente Valente, sconfissero l'esercito romano, penetrarono in Tracia e minacciarono Costantinopoli. La pace fu stipulata dal nuovo imperatore d'Oriente, Teodosio e i Goti si allearono all'Impero fornendo sempre più soldati all'esercito romano. Teodosio e Graziano (imperatore d'Occidente), con l'Editto di Tessalonica, fecero del Cristianesimo l'unica religione dell'Impero. Alla morte di Teodosio, il generale vandalo Stilicone, al servizio di Roma, non riuscì a impedire l'invasione dei Goti e la nascita del primo Regno barbarico nelle Gallie. Nel 410 il visigoto Alarico saccheggiava Roma. Anche i Vandali e gli Unni invasero l'Impero, che nessun imperatore seppe risollevare. Nel 476 il capo dell'esercito barbaro Odoacre depose l'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo.