Dall'età di Pericle al governo dei Trenta; il fiorire della cultura classica
- Introduzione
- L'età di Pericle
- La seconda Guerra del Peloponneso
- Il fiorire della cultura classica
- Approfondimenti
- Riepilogando
La seconda Guerra del Peloponneso
Nonostante che nel 446 a.C. fosse stata stabilita una pace trentennale tra Atene e Sparta, le due poleis entrarono in guerra: Atene con l'appoggio della Lega delio-attica e Sparta con la Lega peloponnesiaca. L'occasione della guerra fu data dalla richiesta di aiuto di Megara e Corinto a Sparta, dopo l'ennesima ingerenza ateniese nelle loro relazioni con le colonie. Sparta, considerando violata la tregua, appoggiata da Tebe, dichiarò guerra a Atene. La prima fase (431-421 a.C.), che si concluse ad armi pari, vide gli ateniesi di Pericle rifugiarsi nelle mura della città e lasciare a combattere la flotta. Un'epidemia di peste (in cui appunto morì lo stesso Pericle), le scorrerie di Sparta e le rivolte di Mitilene e Lesbo suscitarono in Atene un movimento favorevole alla pace, ostacolato dal demagogo Cleone, che nel 425 a.C. sconfisse gli Spartani a Sfacteria. Alla sua morte, avvenuta a Potidea combattendo contro lo spartano Brasida, prevalse il partito conservatore di Nicia che nel 421 a.C. firmò la pace. Nella seconda fase (418-413 a.C.) Sparta stroncò a Mantinea (418) il tentativo di Alcibiade, nuovo capo ateniese, di occupare il Peloponneso. Alcibiade pensò allora di rafforzare il dominio della sua città con una spedizione in Sicilia che terminò con la sconfitta della flotta ateniese a Siracusa (415-413 a.C.). Nella terza fase (413-404 a.C.) la lotta si trasferì sulle coste ioniche. Alle vittorie di Alcibiade seguirono le affermazioni sul mare del generale spartano Lisandro. Perduta l'ultima flotta a Egospotami (405), gli ateniesi assediati capitolarono nel 404 e dovettero impegnarsi a distruggere la loro flotta e ad abbattere le fortificazioni del Pireo. Atene dovette accettare anche l'instaurazione di un governo oligarchico filospartano, il Governo dei Trenta, che fu duro e intransigente, da cui appunto la dicitura di “Trenta tiranni”. Un gruppo di esiliati, capeggiati da Trasibulo, riuscì a rovesciare il regime; i trenta furono destituiti e sostituiti da Trasibulo che restaurò la democrazia. La nuova democrazia era però diventata sospettosa, sempre in guardia da eventuali usurpatori, od oppositori politici. Questo clima, unito alle sempre continue lotte tra le poleis (Sparta e Tebe soprattutto), fu il preludio della decadenza e della conquista macedone.