La socializzazione imperfetta
- Introduzione
- La mancata socializzazione primaria
- I bambini allevati in condizioni di isolamento
- La risocializzazione
I bambini allevati in condizioni di isolamento
Meno uniformi sono i dati relativi a bambini intenzionalmente allevati in condizioni di isolamento dalle loro famiglie. Un caso, verificatosi negli Stati Uniti e studiato da Kingsley Davis, è emblematico di molti altri simili di cui è ricca la letteratura sociologica.
Ann, in quanto figlia illegittima era stata occultata alla vista del mondo e rinchiusa in una soffitta e venne liberata solo all'età di sei anni. Aveva ricevuto un minimo di cure fisiche, ma praticamente non aveva avuto alcuna opportunità di interazione sociale. Quando venne trovata non sapeva né parlare, né camminare, né tenersi pulita, né nutrirsi da sola. Era completamente apatica, inespressiva e indifferente nei confronti degli esseri umani. I ricercatori che lavorarono con lei credettero in un primo tempo che fosse sorda e forse anche cieca. Davis commenta: "Ci trovammo di fronte a un essere umano a cui mancavano sei anni di socializzazione. Le sue condizioni mostravano che le risorse puramente biologiche di cui disponeva, operando da sole, contribuivano in ben scarsa misura a fare di lei una persona completa". I tentativi di socializzare Ann ebbero un successo limitato. Quando quattro anni e mezzo dopo la bambina morì, aveva imparato a dire qualche parola e a utilizzare qualche espressione, ma non delle frasi complete. Aveva imparato anche a usare i dadi da costruzione, a infilare le perline di una collana, a lavarsi mani e denti, a seguire le istruzioni e a trattare affettuosamente una bambola. Imparò a camminare, ma correva in modo goffo. Al momento della sua morte, a quasi undici anni, aveva raggiunto il livello di socializzazione di un bambino di due o tre anni.