La registrazione dei terremoti
Le vibrazioni del suolo dovute alle onde sismiche, la loro ampiezza e la loro durata possono essere registrate da strumenti chiamati sismografi, che traducono il complesso movimento oscillatorio del suolo durante un terremoto in una registrazione grafica detta sismogramma.
I sismografi
Un sismografo è composto da una struttura solidale con il suolo, in grado quindi di vibrare insieme a esso, e da una massa pesante, sospesa tramite un pendolo o con una molla, che rimane invece inerte (non risente, cioè, delle vibrazioni): questa massa è munita di un pennino scrivente, a contatto con un rullo di carta millimetrata, montato su un tamburo rotante, a sua volta collegato alla struttura solidale con il suolo. Se il suolo vibra, la massa rimane ferma per inerzia e il pennino lascia sulla carta millimetrata una traccia, il simosgramma, che registra le vibrazioni e quindi le onde sismiche. Una stazione sismologica è generalmente dotata di tre sismografi, uno verticale e due orizzontali, ciascuno dei quali registra le oscillazioni del suolo in una delle tre direzioni fondamentali dello spazio (fig. 15.3).
Sulla superficie terrestre sono distribuite, in base a opportuni criteri, diverse stazioni sismiche, che nel loro insieme costituiscono una rete sismica che permette di "monitorare" tutta la superficie terrestre: il confronto dei dati ottenuti dalle diverse stazioni sismiche consente di localizzare rapidamente l'epicentro di un terremoto e di valutarne l'intensità.
La lettura di un sismogramma
Il tracciato di un sismogramma (fig. 15.4) permette di distinguere le diverse onde sismiche generate da un terremoto: l'operazione è facilitata se il sismografo è posto a una certa distanza dall'epicentro, poiché, propagandosi con velocità diverse, le onde sismiche giungono al sismografo in tempi diversi (risultando dunque più facilmente distinguibili).
Procedendo da sinistra verso destra nella lettura di un sismogramma, si notano prima lievissime oscillazioni dovute al continuo tremolio del suolo per cause diverse da un sisma (per esempio, il traffico, il frangersi delle onde sulle coste ecc.); poi si osservano oscillazioni più evidenti, che indicano l'arrivo delle onde P, seguite dalle onde S (segnalate da un improvviso cambiamento dell'ampiezza dell'oscillazione) e infine dalle onde L (che provocano oscillazioni di ampiezza maggiore delle precedenti).
Il confronto tra più sismogrammi che si riferiscono allo stesso sisma, registrati da stazioni sismiche diverse, consente di localizzare con precisione l'epicentro del terremoto: infatti, i diversi tipi di onde prodotte in un terremoto si propagano con velocità differenti: quanto più ci si allontana dall'epicentro, tanto maggiore è il ritardo fra il momento in cui iniziano ad arrivare le onde più veloci e quello in cui giungono le onde più lente; la conoscenza del ritardo con cui le onde S giungono al sismografo rispetto alle onde P, unita alla conoscenza della velocità di propagazione delle due onde, permette di calcolare la distanza della stazione sismica dall'epicentro del sisma.
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Figura 15.3 Modelli di sismografo che registrano il moto del suolo nelle due componenti orizzontali (a e b) e nella componente verticale (c).
Figura 15.4 Tracciato di un sismogramma.