Igor' Stravinskij
- Introduzione
- Igor' Stravinskij
- Riepilogando
In sintesi
Redazione De Agostini
Stravinskij | Il complesso percorso stilistico riconoscibile nell'ampia produzione di Stravinskij è caratterizzato da svolte che suscitarono scandalo e parvero enigmatiche, anche se rivelano oggi una rigorosa coerenza interna. |
Il periodo russo | L'uccello di fuoco segna nelle scelte timbriche e nell'invenzione ritmica di alcune parti la prima affermazione dell'originalità di Stravinskij. Il "periodo russo" prosegue con capolavori quali il balletto Petruska (1911), La sagra della primavera (1913) e Le nozze (composte nel 1916-17). Tutte queste pagine possiedono una precisa caratterizzazione: l'originale concezione timbrica, la frequente politonalità (e comunque un uso piuttosto libero delle dissonanze) e, soprattutto, un'invenzione ritmica senza precedenti. La Storia del soldato (1918) dà inizio a una netta svolta: all'abbandono di soggetti e di inflessioni musicali "russe" si accompagna una forte semplificazione della scrittura ritmica e un interesse per altri fenomeni musicali, come il jazz e la musica di consumo. |
Il neoclassicismo | Al balletto Pulcinella (1920) si fa risalire la svolta "neoclassica". Stravinskij abbandona le tensioni della Sagra della primavera per riprendere pagine, temi, o più spesso atteggiamenti stilistici del passato: un'operazione esercitata con amara consapevolezza, con tagliente e ambigua ironia su stilemi linguistici svuotati di senso dall'interno, collocati in un contesto improprio. È il "ritorno" a un ordine morto e pietrificato, lucido e consapevole frutto di una profonda sfiducia nella storia e nella possibilità di costruire un linguaggio "nuovo", ed esorcizza in un implacabile oggettivismo una catastrofica condizione esistenziale. Fra le pagine più alte della fase "neoclassica": l'opera-oratorio Oedipus rex (1927, su testo di J. Cocteau tratto da Sofocle) e l'opera La carriera di un libertino (1951); i balletti Apollo Musagete (1928), Il bacio della fata (1928), Gioco di carte (1937), Orpheus (1947); la Sinfonia di salmi (1930), l'Ottetto per fiati (1923), la Messa (1948); la Sonata (1924) e la Serenata (1925) per pianoforte; il Concerto (1935), per due pianoforti, e molta altra musica strumentale degli anni 1920-50. |
Le opere seriali | L'ultima svolta è la graduale assunzione della dodecafonia (a partire dal Settimino, 1952), ma anch'essa recepita come un fatto ormai storicizzato, disponibile a gelide, ieratiche costruzioni. Fra i capolavori dell'ultimo periodo si ricordano il balletto Agon (1953-57), Canticum sacrum (1955) e Threni (1957-58) per soli, coro e orchestra, Movements (1958-59) per pianoforte e orchestra, la cantata A sermon, a narrative and a prayer (1961) e Requiem Canticles (1966) per soli, coro e orchestra. |