Percorsi oltre il romanticismo: Gustav Mahler e Richard Strauss
In sintesi
Redazione De Agostini
Mahler | Ponendosi a conclusione della tradizione sinfonica classico-romantica, la sinfonia di Mahler appare, nella sua complessità, nei voluti dislivelli stilistici, nel ricorso a materiali eterogenei che vengono rivissuti e ripensati e nella vastità delle proporzioni, come un mondo in cui le crisi e le contraddizioni di fine secolo sono assunte consapevolmente in una visione tragica e lacerata. Accanto alle 10 sinfonie l'ultima incompiuta e inseparabilmente da esse, sono da ricordare le composizioni vocali: la "sinfonia di Lieder" Il canto della terra (1907-08), i Lieder, raccolti nei Canti di un viandante (1883-85), Canti dal "Corno meraviglioso del fanciullo" (1888-99), Canti e melodie dei tempi della giovinezza (1883-92), Canti dei bambini morti (1901-04), Cinque canti su testi di Rückert (1907-08). Delle opere giovanili Mahler salvò dalla distruzione solo Il canto lamentoso (1878-98, per soli coro e orchestra). |
Strauss | Utilizzando un linguaggio postwagneriano, portato ai limiti di rottura, Strauss compose opere in cui l'arditezza di certe dissonanze è per lo più legata a un concreto pretesto "descrittivo" e compensata poi da zone di tranquillità. Gli esiti più compiuti di questo stile personale del giovane Strauss sono: Don Juan (1888), Morte e trasfigurazione (1889), Till Eulenspiegel (1895), Così parlò Zarathustra (1896), Don Quixote (1897), Vita d'eroe (1898). Le tensioni del linguaggio di Strauss giungono al massimo nell'esotismo ed erotismo di Salome (1905) e soprattutto nella violenza di Elektra (1909). La collaborazione con Hofmannsthal, iniziata con Elektra, proseguì con Il cavaliere della rosa (1911). Quest'opera segna una svolta in senso retrospettivo nel linguaggio di Strauss, alla quale si accompagnerà nei lavori successivi un'attenuazione della forza inventiva (fa in parte eccezione La donna senz'ombra, 1919). Mentre veniva separandosi dalla musica del Novecento, Strauss lasciò in Metamorfosi (1946) e nei Quattro ultimi canti (1948) pagine di dolorosa meditazione sul crollo della Germania di cui era stato il cantore. |
Busoni | Fra i più grandi pianisti di tutti i tempi, spesso paragonato a F. Liszt, Busoni si impegnò nella ricerca di un "nuovo classicismo", inteso come recupero antiaccademico della polifonia bachiana, a fondamento di un linguaggio aperto alle innovazioni stilistiche del tempo (melodismo extraeuropeo, tonalità allargata, sperimentalismo ritmico ecc.). Fra le sue composizioni per pianoforte da citare almeno le Sei sonatine (1910-20), le 4 versioni della Fantasia contrappuntistica (1910-21, l'ultima per due pianoforti), le numerose trascrizioni da J.S. Bach. |