Il teatro

Il teatro dei gesuiti

Non fu certo casuale che lo spirito della Controriforma ebbe modo di affermarsi sfruttando pienamente anche l'arte della rappresentazione drammatica. Nel 1534 Ignazio di Loyola fondò la Compagnia di Gesù, ordine religioso subito dedito alla difesa della dottrina cattolica, all'insegnamento e alla formazione dei giovani e del clero in collegi, seminari e università. L'attività teatrale della Compagnia si sviluppò dall'insegnamento della retorica, e dunque dalla trattazione didattica dell'arte drammatica antica, per poi accompagnare l'attività formativa dei gesuiti fin verso la prima metà del Settecento, soddisfacendone le esigenze pedagogiche. Originatosi dallo spirito controriformistico e al servizio di una strategia di ricattolicizzazione della Germania, il teatro dei gesuiti rimase finalizzato alla formazione religiosa, al primato del dogma fissato in occasione del concilio di Trento e al rafforzamento dell'ordine sociale. Il suo repertorio comprese messe in scena di episodi biblici o tratti dalla vita di martiri e santi, oppure di fatti e personaggi interni alla storia della medesima Compagnia.

Bidermann

Gesuita, Jakob Bidermann (Ehingen, Württemberg, 1578 - Roma 1639) insegnò retorica, filosofia e teologia a Monaco; nel 1622 passò a Roma in qualità di censore presso la sede centrale della Compagnia. Viene considerato il più grande autore del teatro barocco dei gesuiti in Germania. Il suo capolavoro (in latino), il Cenodoxus (1602), è imperniato sulla vita e l'inattesa dannazione di un dottore di Parigi (una sorta di Faust ante litteram), il cui peccato è il vano amor di sé e l'ipocrisia. Bidermann intese così contrapporre sulla scena l'umiltà virtuosa del cristiano al “grande gesto” stoico. Scrisse vari altri drammi di soggetto biblico-leggendario, poemetti, canti e un romanzo, Utopia (1640, postumo).

Merito di Bidermann fu di aver saputo condurre la drammaturgia gesuitica da preoccupazioni etico-religiose di intento puramente didascalico al virtuosismo del cosiddetto genere misto: la comico-tragoedia. Nella fusione di elementi della commedia e della tragedia egli cercava di alternare il comico alla rappresentazione delle passioni, così che, contemperando le situazioni comiche con quelle serie lo spettatore sapesse consolidare in modo equilibrato, oppure riscoprire, la fede cattolica.