Introduzione

L'Umanesimo e il Rinascimento si affermano in Inghilterra con notevole ritardo rispetto agli altri Paesi europei e sono profondamente condizionati dalla Riforma protestante e dallo scisma anglicano. La fioritura degli studi classici dell'Umanesimo favorisce l'affermazione di nuovi ideali letterari e di nuove concezioni della realtà. Grazie anche agli sforzi di autori quali Thomas More, John Colet, Roger Ascham, Thomas Hoby, la lingua inglese diventa strumento letterario in grado di competere con le altre lingue europee. Nel Cinquecento la fioritura della poesia, che ha in Spenser e Sidney i due autori maggiori, non eguaglia la classicità dello stile rinascimentale italiano, perché è ancora influenzata dall'allegorismo medievale e troppo concentrata sui raffinamenti convenzionali del sentimento.

La prosa si esprime nella letteratura polemica, in opere religiose, sermoni, storie e biografie. La volontà che il volgare acquisisca la stessa autorità del latino produce una prosa elaborata e dotta sul modello di quella ciceroniana (John Lyly e l'eufuismo). Vera gloria dell'età elisabettiana (1558-1603) è il teatro, che conosce un'enorme diffusione; i drammaturghi sono consapevoli di dover coniugare il gusto per uno spettacolo popolare con quello per il teatro classico. Un discorso a parte merita il genio universale di Shakespeare, che unisce la perfezione artistica a un'eccezionale capacità di indagine psicologica. Per le sue qualità letterarie e la sicurezza Jonson è l'autore che esercita l'influenza maggiore sul suo tempo. La poesia di Donne infine rappresenta un rifiuto della "poetic diction" elisabettiana a favore di un linguaggio più colloquiale e vivo; l'uomo di Donne è al centro del mondo, ma di un mondoche ne minaccia l'identità. Il suo gusto di porre un problema senza risolverlo è rappresentativo dell'impossibilità di giungere alla verità.