La poesia didascalica ed epica
La poesia epica
Accanto al rifiorire della sofistica, della filosofia, della scienza e dell'erudizione, torna in auge anche la poesia epica d'argomento mitologico. In realtà, il fatto che siano giunti fino ad oggi solo poemi del IV e del V sec. d.C. non autorizza a pensare che il genere epico si fosse spento per poi rifiorire solamente nell'epoca tardo-antica: l'epos fu nel mondo greco una forma letteraria sempre vitale. Si credeva che i poeti epici tardi, accomunati da tratti simili, appartenessero tutti ad una stessa scuola; essi erano infatti originari dell'Egitto (come Colluto e il più famoso Nonno di Panopoli), ma per ottenere fama e guadagno si spostavano continuamente, imitando le figure dei sofisti, conferenzieri itineranti. La produzione epica d'età imperiale si diversificò a seconda degli argomenti trattati: alcuni poemi rimasero più legati al modello omerico (come Gli avvenimenti dopo Omero di Quinto Smirneo, IV sec. d.C.; Ratto di Elena di Colluto, IV sec. d.C.) e alla tematica mitologica; altri si avvicinarono di più al genere storiografico e alla nuova forma del romanzo (come Ero e Leandro, novella in versi di Museo).
Nonno di Panopoli e la sua scuola
Nulla si sa della sua vita, tranne la sua origine egiziana (V sec. d.C), testimoniata anche dal nome (Nonno in egiziano significa “santo”, “puro”), e la sua tarda conversione al cristianesimo. La sua opera principale è il poema Dionisiache, in 48 libri per circa 25 000 esametri, interamente dedicato al mito di Dioniso. Caratteristica della nuova concezione dell'epica espressa da Nonno è l'esuberanza fantastica delle avventure e delle descrizioni che rendono l'opera completamente priva di compattezza: il poema si perde nelle molteplici storie secondarie, dimenticando il disegno compositivo unitario, forse mai posseduto dall'autore. I ricordi omerici e dell'alessandrinismo si fondono con le suggestioni della novellistica leggendaria e della magia orientale, in un insieme sovrabbondante, in cui però la perfezione della forma conferisce un'originale unità. Dopo la conversione alla religione cristiana, compose una Parafrasi del Vangelo di Giovanni e la rielaborazione in esametri della prosa del Nuovo Testamento.
Fecero parte della scuola “nonniana” diversi autori poco conosciuti tra cui si distingue il nome di Museo, poeta greco della fine del V sec. d.C. Forse di origine egiziana fu detto anche Grammatico. Compose il poemetto Ero e Leandro, in 343 esametri, seguendo la tecnica metrica del maestro. Il soggetto era forse tratto dall'elegia ellenistica (l'infelice vicenda d'amore ricorda l'Aconzio e Cidippe di Callimaco), ma il poeta lo animò di una grazia languida e sentimentale che ne fece la fortuna specialmente presso i poeti dell'età romantica.