L'occasionalismo e Malebranche
Dalla seconda metà del '600 il dibattito filosofico si accentra sugli aspetti problematici del pensiero di Cartesio: in particolare, la dimostrazione dell'esistenza delle idee innate, la possibilità di conoscere la realtà esterna al pensiero e gli altri uomini a partire dall'unica certezza del cogito (penso), il rapporto anima-corpo. L'occasionalismo nasce proprio dall'esigenza di spiegare il rapporto tra anime e corpi. Per Cartesio, infatti, le anime e i corpi appartengono a generi di sostanze assolutamente eterogenee e prive di comunicazione fra di loro: ma se per Cartesio l'interazione è un fatto del quale abbiamo certezza, anche se non possiamo darne adeguata esplicazione, per gli occasionalisti il rapporto fra le due sostanze può spiegarsi unicamente con l'azione di Dio, il quale produce nell'anima una determinata sensazione o pensiero, allorché il corpo è modificato in una certa maniera: le creature forniscono dunque una causalità che è soltanto "occasionale", non sono la causa né delle modificazioni corporee né degli avvenimenti materiali. L'occasionalismo trova la sistemazione più coerente nell'opera di Nicolas Malebranche (Parigi 1638-1715), che da questa impostazione trae la nozione della conoscenza come "visione delle idee in Dio". Infatti Dio illumina le nostre menti e noi leggiamo in Lui le idee, che sono gli archetipi delle cose reali. Le idee sono le caratteristiche geometriche dei corpi, la loro estensione, e ciò è tutto quello che c'è di oggettivo; sensazioni e qualità non sono che modificazioni dell'anima prive di oggettività, sono cioè i diversi modi in cui l'anima è modificata dall'idea di estensione. A rigore, quindi, il mondo oggettivo non è necessario e la nostra certezza della sua esistenza ha come fondamento solo la fede nella bontà e veracità di Dio.