Relazioni industriali
Le relazioni di negoziazione e di conflitto fra imprenditori e lavoratori e fra le organizzazioni che ne rappresentano rispettivamente gli interessi sono dette relazioni industriali o relazioni sindacali. In questo campo, delicatissimo per chi ha a cuore la pace sociale, è frequente l'intervento dello Stato con funzioni di mediazione e di legislazione.
•La contrattazione sindacale
Le relazioni industriali hanno per oggetto tipicamente il salario, l'orario e l'occupazione, nonché altri aspetti riguardanti le condizioni di lavoro (organizzazione del lavoro, prevenzione infortuni, formazione, fringe benefits, ecc.). Esse si articolano su tre livelli contrattuali: quello aziendale, quello settoriale e quello centrale o nazionale.
Il livello aziendale si è affermato alla fine del secolo scorso. Il livello settoriale si è imposto nel periodo fra le due guerre, mentre è a partire dal secondo dopoguerra che la contrattazione nazionale è diventata pratica istituzionale, ma solo nell'Europa continentale.
Le relazioni industriali possono essere integrate per volontà esplicita o implicita delle parti sociali con la gestione macroeconomica complessiva (spesa pubblica, controllo dell'inflazione, politica dei redditi, ecc.).
Le economie occidentali inoltre divergono rispetto al grado di estensione della copertura assicurata dei contratti stipulati fra sindacati e imprenditori. Nell'Europa continentale lo Stato tipicamente garantisce che i contratti stipulati si estendano, parzialmente o completamente, a tutti i lavoratori interessati, anche a quelli non sindacalizzati (estensione erga omnes).
•La forza dei sindacati
La forza contrattuale dei sindacati ha subito forti oscillazioni in rapporto alla dinamica degli iscritti e allo stato di prosperità economica generale. In sostanza la forza del sindacato è maggiore quando: 1) gli iscritti sono in forte crescita; 2) quando la disoccupazione è bassa. Queste due variabili non si presentano necessariamente insieme. Data la dimensione spesso politico-ideologica del reclutamento di iscritti e attivisti, è possibile che ci sia forte disoccupazione eppure il sindacato sia in crescita di influenza. Per esempio, in Francia e negli USA negli anni Trenta, periodo di altissima disoccupazione, si assistette a un periodo di militanza sindacale particolarmente intenso.
•Le relazioni industriali nelle economie avanzate
Sulla base delle distinzioni fin qui rilevate, e riprendendo analisi altrove sviluppate possiamo distinguere quattro modelli di relazioni industriali oggi vigenti in Occidente (vedi tavola 2). Nel modello microconflittuale, tipico delle economie anglosassoni, i conflitti all'interno delle imprese sono poco frequenti, ma molto lunghi e aspri. Nel modello microcooperativo, tipico dell'Asia orientale, i sindacati rinunciano al conflitto, collaborando con i vertici aziendali affinché venga assicurata una qualità della produzione tale da permettere un'aggressiva politica di esportazione. Nel modello macrocooperativo tipico della Germania, dell'Austria e delle economie del Nordeuropa, grandi sindacati socialdemocratici unitari garantiscono che le rivendicazioni contrattuali non eccedano i limiti posti dal quadro economico nazionale e che i conflitti di lavoro vengano risolti tempestivamente. Nel modello macroconflittuale, tipico della Francia, dell'Italia e delle economie mediterranee, sindacati frazionati in base a tendenze ideologiche (tipicamente comuniste, socialiste e cattoliche) sfruttano periodicamente la riserva di conflittualità della base per imporre riforme sociali o nuovi sistemi di contrattazione.
•Lo sciopero
Lo sciopero è la manifestazione tipica della conflittualità dei lavoratori dipendenti. Nelle economie anglosassoni e nelle socialdemocrazie del Nordeuropa, si tratta di un diritto fortemente regolamentato: lo sciopero è un'arma estrema, a cui si può ricorrere solo dopo che ogni tentativo di conciliazione è fallito e solo dopo che i lavoratori interessati hanno espresso a maggioranza la loro volontà di interrompere il lavoro. In questi paesi il sindacato versa agli scioperanti un'indennità giornaliera per compensare la perdita del salario. Se lo sciopero si protrae a lungo, la solvibilità del sindacato può essere messa irrimediabilmente a repentaglio. In Italia, viceversa, fatta eccezione per i servizi pubblici, lo sciopero non è limitato per legge e viene indetto dalle strutture sindacali ai vari livelli di contrattazione, senza consultare formalmente gli interessati e senza che gli scioperanti possano contare sull'appoggio finanziario del sindacato.
L'effetto complessivo dell'attività di sciopero si misura con il numero di giornate di lavoro perse. Questa grandezza, definita anche volume dell'attività di sciopero, può essere suddivisa in tre dimensioni: la frequenza (il numero di scioperi), la dimensione (il numero di lavoratori interessati per conflitto), la gravità (le giornate perse per scioperante).
Tavola 2 Relazioni industriali nelle economie avanzate
Aree |
Geografiche Modello |
Sindacato |
Orientamento |
USA ed economie |
anglosassoni Microconflittuale |
unitario di settore |
aziendalista e/o riformista |
Giappone ed Estremo |
Oriente Microcooperativo |
unitario d'azienda |
aziendalista |
(maggioritario) riformista (minoritario) Germania e |
socialdemocrazie nordiche Macrocooperativo |
unitario di settore |
nazionale riformista |
Francia, Italia e paesi |
mediterranei Macroconflittuale |
frazionato in confederazioni |
in competizione ideologica riformista (maggioritario) |
radicalista (minoritario) |