Analisi del monopolio
Nella teoria economica l'analisi del monopolio è stata sviluppata soprattutto nell'ambito del marginalismo e sulle basi dello schema elaborato da A.A. Cournot.
L'analisi non riguarda, evidentemente, il monopolio pubblico e il monopolio fiscale, in cui i prezzi sono decisi dal potere pubblico.
Il monopolio è caratterizzato dal fatto che l'impresa che opera in tali condizioni, pur dominando il mercato, non può, al fine di massimizzare il profitto, influire contemporaneamente sul prezzo del prodotto e sulla quantità da offrire. L'impresa, in altri termini, trovandosi di fronte a una curva di domanda data, immodificabile e in genere decrescente, dovrà vendere a un dato prezzo solo quella quantità che gli acquirenti sono disposti ad acquistare o, viceversa, offrire una certa quantità al prezzo che gli acquirenti sono disposti a pagare. Poiché tanto maggiore è la quantità offerta, e tanto più basso è il prezzo unitario, il monopolista per massimizzare il suo profitto estenderà la produzione fino a che il costo marginale eguaglierà il ricavo marginale. Quest'ultimo, a differenza di quanto avviene in un regime di concorrenza perfetta (in cui l'aumento dell'offerta può avvenire senza riduzione di prezzo), è però inferiore al prezzo di vendita. Il ricavo marginale è l'incremento Δ del ricavo che si ottiene da un'unità aggiuntiva Δ di prodotto:
e la scelta del monopolista è rappresentata nella figura 11.1. L'area ABCD rappresenta il profitto del monopolista. Il triangolo che sta tra quest'area e le curve della domanda e del costo marginale rappresenta invece la perdita di benessere (nota con l'espressione inglese deadweight loss) derivante alla collettività dalla limitazione della produzione. Grazie alla presenza di barriere all'entrata l'equilibrio del monopolista può durare anche nel lungo periodo.
•Discriminazione dei prezzi
Se al monopolista fosse permesso di offrire lo stesso bene a prezzi diversi, fenomeno noto come discriminazione dei prezzi, egli potrebbe in questo modo aumentare ulteriormente l'utile, facendo pagare a ciascun consumatore il massimo che è disposto a pagare per ottenere il bene.
Nel caso del monopolio di beni durevoli, si pone un interessante problema economico riguardo alla convenienza di vendere il bene o piuttosto di affittarlo; nel caso della vendita, il monopolista ha un incentivo a ridurre nel tempo il prezzo del bene per indurre la domanda residuale all'acquisto. Si realizza così il fenomeno noto come discriminazione intertemporale di prezzo.
Vista l'inefficienza sociale che un monopolio determina per il fatto che il prezzo viene fissato a un livello superiore al costo marginale, in alcuni Paesi si è sviluppata una legislazione antitrust, volta a regolamentare e limitare la formazione di monopoli. In questo ambito, sono state elaborate delle regole empiriche per accertare quando una fusione orizzontale o un'integrazione verticale diano luogo a concentrazioni monopolistiche e debbano quindi essere vietate.
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Figura 11.1 (OA) è il prezzo monopolistico, (OD) il costo medio totale, (OQ) la quantità prodotta.