La nuova figurazione

Sul finire degli anni '50 dalle ceneri dell'informale si svilupparono, in America e successivamente in Europa, movimenti che recuperano il dato figurativo come strumento di protesta sociale e culturale. Si tratta di una nuova figurazione, non dimentica della lezione informale, ma sensibile alla suggestione dei massmedia visivi (fotografia, cinema, televisione, fumetto) e spesso realizzata con il loro sussidio, soprattutto nell'ultimo iperrealismo americano. Molteplici sono le sue articolazioni: dall'"oggetto trovato" del new dada alla parodia del prodotto pubblicitario propria della pop art. Entrambi i movimenti trovarono terreno di diffusione anche in Europa.

 

New dada

Il new dada si affermò negli Stati Uniti alla fine degli anni '50 a opera di un gruppo di artisti tra cui Robert Rauschenberg (1925-2008), Jasper Johns (1930), Jim Dine (1935), protagonisti di una nuova stagione della poetica dell'oggetto, assunto nella sua condizione di materia povera: montaggio di prodotti usurati e abbandonati dalla società che li ha sfruttati. I presupposti poetici di questo riscatto dell'oggetto costituiscono la principale differenza tra il new dada e il dadaismo, del quale tuttavia può dirsi una continuazione scaturita dagli sviluppi dell'avanguardia storica e non piuttosto una manifestazione revivalistica. Il new dada con il ricorso all'uso di oggetti e materiali estranei alla pittura si inserì con peso determinante nel processo di esaurimento dell'arte informale e di quella astratta, ponendosi all'origine della poetica della pop art.

Carattere diverso hanno assunto in Europa le manifestazioni neodadaiste, volte ad altri motivi di ricerca (interessanti esperienze in Italia sono quelle di Alberto Burri (1915-1995), Piero Manzoni (1934-1963), Enrico Baj (1924-2003) e dello scultore Ettore Colla, 1899-1968). Una versione europea del new dada può considerarsi il nouveau réalisme, manifestatosi in Francia negli anni '60; tra i maggiori esponenti: Yves Klein (1928-62), l'italiano Mimmo Rotella (1918-2006), il bulgaro Christo (1935), noto per i suoi impaccaggi di monumenti e paesaggi.

 

Pop art

L'espressione, forma abbreviata di popular art, fu introdotta dagli studiosi L. Flieder e R. Banham e adottata nel 1961 dal critico inglese Laurence Alloway, per indicare un movimento artistico di avanguardia nato parallelamente in Inghilterra e negli Stati Uniti intorno al 1955, come reazione alla pittura degli espressionisti astratti.

Gli artisti della pop art attinsero forme e linguaggio dal vastissimo repertorio dei massmedia; essi si servono di immagini e di oggetti già esistenti, che manipolati e presentati in vario modo si caricano di una nuova espressività. Scopo del movimento è quello di sottrarre l'operazione artistica al suo carattere di esperienza unica e soggettiva, per riaccostare invece l'arte alla realtà quotidiana. La figurazione del banale e del quotidiano della pop art, ebbe la sua prima definizione in Inghilterra attraverso l'attività dell'Independent Group di Londra (1953-58). La prima opera pop inglese, realizzata da R. Hamilton, figurò alla rassegna This is Tomorrow tenuta a Londra nel 1956.

Negli Stati Uniti la pop art scaturì dall'esaurimento delle esperienze astratte, dalle battute finali dell'informale e soprattutto dal riscatto dell'"oggetto consumato" da parte degli artisti del new dada. Capiscuola della pop art americana sono considerati R. Rauschenberg e J. Johns, anche se la loro opera appare differenziata, per molti aspetti, da quella degli artisti attivi nella fase centrale delle esperienze pop, quali Claes Oldenburg (1929) autore di sculture giganti in materie plastiche che riproducono prodotti commestibili standardizzati, Roy Lichtenstein (1928-1997) e soprattutto Andy Warhol (1927-1987), di cui sono celebri i grandi acrilici con le scatole di zuppa Campbell's, i ritratti di Marilyn Monroe, le bottiglie di Coca Cola, le sequenze di fotogrammi della Gioconda.

La diffusione della pop art in Europa ha dato luogo a differenti interpretazioni secondo la diversa tradizione culturale. In Italia esperienze pop sono state condotte da E. Baj, Mimmo Rotella, Valerio Adami (1935), Emilio Tadini (1927-2002), Lucio Del Pezzo (1933), Mario Ceroli (1938). Tra i rappresentanti della pop art francese e tedesca sono rispettivamente N. de St-Phalle, M. Raysse, P. Klasen e W. Gaul.