Giornata mondiali degli oceani: ecco perché è importante proteggerli
L'8 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale degli Oceani. Istituita nel 2002 dal The Ocean Project, questa giornata ha lo scopo di sensibilizzare tutti gli abitanti del pianeta Terra sull'importanza dei mari nella vita umana e sulla necessità di proteggerli dall'inquinamento.
Da 50 anni a questa parte infatti le acque marine hanno dovuto fronteggiare versamenti di petrolio come quello del 2010 ad opera della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, invasioni di plastica e mutamenti dell'ecosistema come lo sbiancamento delle barriere coralline. Il World Oceans Day non è solo un'occasione per ricordarci l'importanza dell'ecosistema marino, ma anche un momento per imparare come proteggerlo.
I primi a proporre l'idea di creare una giornata dedicata agli Oceani furono i canadesi durante l'Earth Summit di Rio de Janeiro nel 1992. Le Nazioni Unite riconobbero ufficialmente l'iniziativa nel 2008, assegnando all'evento la data dell'8 giugno. Da allora The Ocean Project, che aveva inventato l'iniziativa nel 2002 e ha registrato il marchio, ha collaborato attivamente con diverse associazioni operanti nell'ambito dello studio e protezione marina come World Ocean Network o l'Association of Zoos and Aquariums.
Il motivo per cui celebriamo la Giornata Mondiale degli Oceani è semplice. Come riporta il sito dedicato all'iniziativa "un oceano sano è fondamentale per la nostra sopravvivenza". Le acque marine infatti sono importanti perché generano la maggior parte dell'ossigeno che respiriamo, ci nutrono, regolano il clima, aiutano a depurare l'acqua che beviamo, offrono sostanze utili anche in medicina.
Per proteggere gli oceani ci sono alcuni comportamenti che possiamo subito mettere in pratica. In primo luogo, è necessario cambiare prospettiva: l'oceano è importante per noi e per questo dobbiamo preservarlo da comportamenti sbagliati come il disperdere i rifiuti in mare. Possiamo imparare molto dagli oceani e dalle sue creature che, anche quando sono invisibili, possono avere un importante effetto sulla nostra vita. Cambiare le nostre abitudini, compreso il modo di fare la doccia, può avere un impatto sul pianeta blu.
Infine, soprattutto in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, i mari vanno celebrati, in modo da assimilare quanto queste acque fanno per noi e quanto noi possiamo fare per queste acque.
Ci sono numerosi attori attivi nella protezione degli oceani. Tra questi ad esempio c'è Sea Shepherd Conservation Society, un'organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia della fauna ittica e degli ambienti marini. I membri di questa società si definiscono eco-pirati e, a bordo di un'imbarcazione battente bandiera olandese, compiono imprese basate sulla Carta Internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la Natura del 1982.
Il suo fondatore è Paul Watson, noto per aver fondato anche Greenpeace. La nascita del progetto era legata all'idea di Watson che le azioni di protesta fossero troppo pacifiche. La politica di affondamento o sabotaggio delle navi che cacciano le balene ad esempio è uno dei tratti distintivi dell'azione di Sea Shepherd.
Lungo le nostre coste la Goletta Verde di Legambiente monitora da anni lo stato di salute di acque e litorali. Tra i nemici degli oceani al primo posto secondo l'organizzazione c'è la plastica. Secondo le analisi condotte nell'ambito del progetto Beach Litter, sono stati trovati una media di 670 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. La plastica è il materiale più presente (84%), seguita da vetro e ceramica (4,4%).
Ogni anno si stima che otto milioni di tonnellate, per un valore di 19,5 miliardi di euro, di plastica vengano riversate in mare. L’80% dei rifiuti oceanici è di origine antropica e proviene dalla terra ferma, mentre il restante 20 per cento arriva dalle navi. Secondo il rapporto Stemming the Tide, prodotto da Ocean Conservancy, nel 2025 ci potrebbe essere una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesci nell’oceano.
C'è chi ha fatto della protezione dell'oceano la causa primaria della propria vita. Boyan Slat ha 22 anni e da più di cinque lavora a un progetto che potrebbe contribuire a ripulire i mari dalla plastica. La sua organizzazione di chiama The Ocean CleanUp e si basa su una piattaforma galleggiante che, ancorata al fondale, sfrutti le correnti marine per raccogliere i rifiuti dispersi nelle acque.
A 17 anni Boyan si è chiesto: “Perché non ripuliamo il mare?”. In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani iniziamo a chiedercelo anche noi, cambiamo i comportamenti che danneggiano le acque e le creature che le abitano.
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