Fenomenologia dell'ipnosi tra fascino e sospetto
L’ipnosi viene definita come uno stato fisiologico apparentemente simile al sonno, un fenomeno psicosomatico che coinvolge la dimensione fisica e psicologica di un soggetto. Il termine stesso trova origine nel vocabolo greco hypnos, sonno: nella prima metà dell’800 questo fenomeno viene associato alla parola di origine greca a causa delle analogie che sembravano legare il sonno fisiologico e quella particolare condizione creata dall’ipnosi.
Il mondo dell’ipnosi è sicuramente in grado di suscitare sentimenti di fascino e sospetto: la possibilità di accedere alla dimensione inconscia ed emotiva di un individuo spaventa, dando origine a pensieri contrastanti a riguardo, creando tra l’altro divisioni nette tra accaniti sostenitori e scettici imperturbabili.
Quando si parla di ipnosi bisogna assolutamente distinguere tra le varie tipologie esistenti e riconosciute a livello internazionale: la ipnosi medica e quella da spettacolo hanno come differenza fondamentale l’obiettivo che le due discipline si prefiggono; se il primo tipo viene praticato a fine medico o di ricerca, quello da spettacolo vuole intrattenere (gli show a Las Vegas dell’ipnotizzatore Marc Savard sono diventati famosi in tutto il mondo).
Un’altra importante distinzione vede protagoniste l’ipnosi classica, che condivide molte tecniche con l’ipnosi da spettacolo e la nuova ipnosi, introdotta dallo psichiatra statunitense Milton Hyland Erickson, riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento.
L’ipnosi ericksoniana ha sicuramente rivoluzionato il modo di intendere il fenomeno stesso, riuscendo a creare un contatto con l’inconscio del paziente tramite la conversazione: attraverso l’utilizzo di metafore e di un linguaggio particolarmente poetico e suadente il soggetto si confronta con uno stato assoluto di rilassamento fino a giungere ad una sorta di trance ipnotica, a metà tra il sonno e la veglia. Il terapeuta, approfittando di questa situazione di passaggio, suggerisce piste di soluzione all’inconscio, cercando così di risolvere le problematiche “in superficie”.
Nonostante il valore accreditato e riconosciuto dei benefici dell’ipnosi, la sua parte più spettacolarizzata è quella che crea essenzialmente dubbi e stereotipi nel giudizio di massa: l’idea di essere manipolati da un ipnotizzatore, la perdita inconscia di controllo e la totale dipendenza delle proprie azioni dalla volontà di un altro individuo sono situazioni che spaventano e creano disagio.
Interessante ricordare quello che in Italia divenne un caso mediatico, ossia le “rapine con ipnosi”: cassiere di supermercati, operatori di sportelli bancari ipnotizzati al fine di collaborare con astuti rapinatori. Questi casi mediatici ovviamente alimentano la sfiducia in un pubblico sempre più influenzabile; le vittime però in questo caso non sono ipnotizzate ma trasportate in uno stato confusionario (dettato inoltre da particolari condizioni del soggetto come età avanzata, stanchezza e spossatezza) in cui colui che ci fa perdere l’orientamento è lo stesso che poco dopo si propone come guida, disorientando ulteriormente la vittima.
Le critiche mosse nei confronti dell’ipnosi e di coloro che la praticano sono numerose, ma spesso queste accuse non trovano fondamento: l’idea che un ipnotizzatore possa controllare la mente o pilotare la perdita di coscienza di un soggetto è sicuramente fuorviante.
Affermare invece che un individuo ipnotizzato viva un’esperienza di trance senza modificare la propria personalità (quindi ad esempio senza apportare modifiche ai propri principi morali) è molto più corretto, allontanando allo stesso tempo quell’idea di occulto e malevolo che spesso circonda il fenomeno dell’ipnosi.
Serena Fogli
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