I look del Festival di Sanremo tra scandalo e trasgressione
Il Festival di Sanremo è solo musica? Fenomeno di costume che ha accompagnato l'evoluzione di un'Italia in costante cambiamento, la kermesse sanremese è molto più di una gara canora. Testimone di più di sessant'anni di storia nostrana, il Festival diventa, ogni anno, una passerella di stile.
A transitare dal palco dell'Ariston non sono solo le canzoni, ma anche le tendenze del mondo della moda: fra tradizione e modernità, il Festival diventa vetrina per look e stilisti, palcoscenico di continuità o rottura intransigente.
Non è raro, infatti, che a far parlare di sé siano solo canzoni e interpretazioni, ma anche gli abiti scelti dai cantanti in gara. Ovviamente non è stato sempre così: fino al 1960 gli artisti in gara non avevano alcun potere decisionale in materia di look; erano gli organizzatori a scegliere la mise con la quale i cantanti si sarebbero presentati sul palco.
Spartiacque tra vecchio e nuovo fu proprio il 1960, primo anno in cui ciascun artista fu autorizzato a scegliere autonomamente cosa indossare durante la kermesse. Ad "approfittarne", quell’anno, furono Jula de Palma e Nilla Pizzi che, puntando allo sfarzo, spesero un milione di euro ciascuna per il proprio outfit (gioielli esclusi, ovviamente).
Ma i record di stile sul palco dell'Ariston non riguardano soltanto il costo degli abiti: molte delle edizioni del Festival sono ricordate per particolarissimi look capaci, talvolta, di dar scandalo.
Regina di travestimento è, sicuramente, Anna Oxa. Già alla sua prima partecipazione al Festival (1978) l'interpretazione di 'Un'emozione da poco', fu accompagnata da un look androgino: capelli corti, make up in stile punk e un completo maschile nero, per una Oxa allora sedicenne. Sempre parlando di Anna Oxa non si può non nominare l'edizione di Sanremo del 1999 che, tra l'altro, la vide vincitrice. La cantante accompagnò l'esibizione di "senza pietà" con un outfit che fece a lungo mormorare: era infatti impossibile non notare far capolino, oltre i pantaloni a vita bassa... il tanga!
Tuttavia non fu con Anna Oxa che si gridò allo scandalo: torniamo indietro nel tempo e precisamente all'edizione del 1986, anno del debutto sanremese di Loredana Berté. Un debutto che senza dubbio lasciò il segno. L'interpretazione della canzone 'Re' fu accompagnata da un look provocatorio, capace di guadagnarsi le prime pagine dei quotidiani nazionali. La Berté si presentò sul palco dell'Ariston con un finto pancione, avvolto in un succinto e avvolgente abito di pelle nera completo di borchie. Il dissenso e il clamore fu così grande da spingere la CBS a revocare il contratto con la cantante.
Che dire, invece, della controparte maschile? Sempre più tradizionalista rispetto al gentil sesso, sul palco dell'Ariston non si sono registrati look particolarmente trasgressivi, ad eccezione di quello presentato dal gruppo Elio e le Storie Tese.
La band partecipa al Festival di Sanremo nel 1996 con il brano "La terra dei cachi". Di per sé trasgressiva per il testo e i temi affrontati, l'interpretazione dalla canzone fu accompagnata da look decisamente inconsueti. Durante l'ultima serata, per esempio, cantante e musicisti si esibirono in abiti "alieni" muniti di mantello e completamente argentati.
Insomma, pochi esempi che fanno capire come, al Festival, a vincere non siano solo canzoni e interpretazioni: spesso, a farla da padrone, sono proprio gli abiti.