Vittorio De Sica: biografia e film più importanti

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La vita e i film più famosi di uno dei più importanti attori e registi del cinema italiano

Il 13 novembre segna un anniversario significativo per il mondo del cinema: sono passati infatti cinquant'anni dalla morte di Vittorio De Sica, uno dei più grandi registi e attori italiani, la cui carriera ha segnato profondamente il neorealismo italiano. Nato a Sora, nel Lazio, il 7 luglio 1901, De Sica cresce in un contesto di difficoltà economiche: come affermato da lui stesso, la sua famiglia vive in uno stato di "tragica e aristocratica povertà". Questa esperienza lo porterà a cercare riscatto attraverso il mondo dello spettacolo ed influenzerà fortemente la sua sensibilità artistica e lo porterà a sviluppare una profonda empatia verso il tema della povertà. Trasferitosi con la famiglia prima a Napoli, poi a Firenze, si stabilisce definitivamente a Roma dove inizia ad esibirsi in teatro, dedicandocisi in via esclusiva per tutti gli anni venti, ad esclusione di un piccolo ruolo in un film muto che ottiene durante gli studi di ragioneria.

De Sica attore

A partire dagli anni ‘30, inizia a lavorare come attore, diventando uno dei divi più richiesti, senza però smettere di calcare con impegno la scena teatrale, ma anzi sfruttando la sua crescente fama cinematografica per cimentarsi in diverse produzioni, per poi evolvere infine in uno dei registi più acclamati della sua epoca e di tutti i tempi.

Sul grande schermo De Sica appare in molte commedie garbate e gradevoli, in cui interpreta ruoli di giovani galanti e spensierati: ricordiamo, uno su tutti, “Gli uomini, che mascalzoni…” del 1932 in cui l’attore canta la canzone “Parlami d’amore Mariù”, che diventerà celeberrima e suo cavallo di battaglia per il resto della sua carriera.  
Continuerà a recitare anche dopo aver avviato la sua prestigiosa attività da regista, apparendo in un centinaio di pellicole e vincenzo numerosi premi importanti. Ricordiamo l’indimenticabile “Pane, amore e fantasia” diretto nel 1953 da Luigi Comencini, in cui interpreta l’affascinante maresciallo Antonio Carotenuto, al fianco della giovane “Bersagliera” Gina Lollobrigida. Il film ha un enorme successo, così come i tre séguiti: “Pane, amore e gelosia” del 1954, sempre a fianco di Gina Lollobrigida e sempre diretto da Comencini, “Pane, amore e...” del 1955, questa volta a fianco di Sophia Loren e con alla regia Dino Risi, e “Pane, amore e Andalusia” del 1958 con Peppino De Filippo, girato a colori. Recita anche al fianco di Totò (“I due marescialli” – 1961) ed ha un proficuo rapporto con Alberto Sordi.

De Sica regista e l’impegno nel Neorealismo

Il vero cambiamento nella sua carriera avviene quando passa dietro la macchina da presa negli anni '40, abbracciando il neorealismo e facendosi portavoce delle tematiche sociali e delle ingiustizie che dilaniano il Paese. La svolta neorealistica coincide con il suo incontro con Cesare Zavattini, uno degli sceneggiatori più influenti del periodo: insieme, De Sica e Zavattini creano una serie di capolavori che raccontano le difficoltà delle classi meno abbienti in un’Italia devastata dalla guerra. Attraverso i suoi film, De Sica diventa una voce per coloro che non hanno possibilità di farsi sentire, portando sul grande schermo storie di povertà e miseria, con una sincerità che è diventata simbolo della sua poetica.

I Film Più Importanti di Vittorio De Sica

Tra i film più importanti di Vittorio De Sica, si annoverano veri e propri capolavori del cinema mondiale che, ancora oggi, vengono studiati e apprezzati per la loro potenza espressiva e la loro critica sociale. Tra i titoli che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema, ricordiamo i più importanti, partendo dai quattro grandi capolavori firmati dal regista uno dietro l’altro, che sono pietre miliari del neorealismo cinematografico italiano.

Sciuscià (1946)

Sciuscià narra la storia di due ragazzi lustrascarpe (“sciuscià” è un termine napoletano derivato dalla storpiatura di “shoeshine”), che cercano di sopravvivere al degrado e alla povertà del dopoguerra: i piccoli protagonisti sono letteralmente presi dalla strada. Con questo film, De Sica vince molti premi tra cui il primo Oscar al miglior film in lingua straniera ed il Nastro d’argento alla regia, che ne consacrano la fama internazionale. 

Ladri di biciclette (1948)

Tratto dal romanzo omonimo di Luigi Bartolini e girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti, Ladri di biciclette è considerato uno dei pilastri del neorealismo. Il film racconta la disperazione di un uomo e di suo figlio alla ricerca della bicicletta rubata, unico mezzo per poter lavorare e sfamare la famiglia. Questo film ha vinto una lunga serie di premi, tra cui il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero e ben 5 Nastri d’argento (tra cui miglior film e migliore regia).

Miracolo a Milano (1951)

Tratto dal romanzo “Totò il buono” dello stesso Zavattini. Con una vena fiabesca, questa pellicola affronta il tema della povertà in modo inusuale, mescolando realismo e magia per dare voce agli emarginati della società. Celebre la scena finale in cui i ragazzi volano su Piazza Duomo a cavallo delle scope rubate ai netturbini, che pare abbia ispirato anche Steven Spielberg per “E.T.”, nel famoso decollo delle biciclette.

Umberto D. (1952)

Umberto D. è un ritratto toccante di un pensionato che lotta per sopravvivere in una società indifferente, il film è considerato una delle vette artistiche di De Sica e un manifesto di denuncia sociale, anche se è uno dei film meno apprezzati dal pubblico del tempo. La pellicola è un tributo a suo padre, Umberto De Sica, con cui aveva un rapporto molto forte.

L'oro di Napoli

Dopo questa quadrilogia, De Sica firma altre opere importanti e di straordinaria bellezza:  
L'oro di Napoli (1954): tratto dall’omonima raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, la pellicola è suddivisa in sei episodi, ambientati a Napoli, tutte gemme preziose del cinema italiano, in cui si alternano attori di primaria importanza. Solo per citarne alcuni: Totò (in “Il guappo”), Sophia Loren (meravigliosa in “Pizza a credito”), lo stesso Vittorio De Sica (straordinario – e autobiografico – conte Prospero de “I giocatori”), Silvana Mangano (in “Teresa”), Eduardo De Filippo e Tina Pica (in “Il professore”). La pellicola vince due Nastri d’argento.

Il tetto (1956)

Il tetto è considerato il suo passo d'addio al neorealismo. Il film documenta la crisi abitativa e il fenomeno dei baraccati e dell'autocostruzione a Roma, estremamente diffuso in quegli anni. Lo spunto cinematografico è la storia di una coppia di giovani sposi che cerca un tetto dove andare ad abitare. Vince un Nastro d’argento.

La ciociara (1960)

Tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, vanta una vibrante interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse numerosi premi come attrice protagonista, tra cui l’Oscar, il Nastro d'argento, il David di Donatello, la Palma d'oro al Festival di Cannes. Nonostante le vicende siano romanzate è facile ravvisare analogie con gli episodi di violenza sui civili da parte delle truppe alleate, perpetrati durante la campagna d'Italia.

Ieri, oggi e domani (1963):

Con tre ritratti di donna (la popolana, la snob e la squillo d’alto bordo) per tre città (Napoli, Milano, Roma), tutti interpretati da una magistrale Sophia Loren in coppia con Marcello Mastroianni. L’episodio “Adelina” (in cui Loren interpreta una popolana nel rione Forcella a Napoli) è scritto da Eduardo De Filippo ed è ispirato ad una storia vera. “Anna” e “Mara” invece, sono scritti da Zavattini. Resta iconico e antesignano lo spogliarello di Mara/Loren per Augusto/Mastroianni. Anche questo film ha vinto molti premi, tra cui il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero e tre David di Donatello.

Matrimonio all'italiana (1964)

Celeberrima trasposizione cinematografica della commedia teatrale “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo. Protagonisti ancora la coppia d’oro Marcello Mastroianni e Sophia Loren, allora spettacolare trentenne, trasformata in una consumata e drammatica Filumena, dalla straordinaria presenza scenica. Candidato a due premi Oscar, ha comunque vinto quattro David di Donatello.

I girasoli (1970)

I girasoli è un film struggente, ancora interpretato da  Marcello Mastroianni e Sophia Loren (David di Donatello come migliore attrice protagonista). Giovanna è alla ricerca di notizie sul marito Antonio, dato per disperso in Unione Sovietica durante la ritirata del 1943, ma le autorità militari ed il Ministero della difesa non sanno darle notizie precise e lei, non accettando che il marito possa essere morto, decide di partire per Mosca, allo scopo di cercarlo personalmente.  La colonna sonora di Henry Mancini ha ricevuto una candidatura agli Oscar.

Il giardino dei Finzi Contini (1970)

Si tratta della trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Ambientato a Ferrara durante le leggi razziali, racconta la decadenza di una famiglia ebrea in una città ormai in mano al fascismo. Grande successo e pietra miliare assoluta della cinematografia italiana, il film ha rappresentato l'Italia ai Premi Oscar 1972, vincendo l'Oscar al miglior film straniero, nonché l'Orso d'oro a Berlino, due David di Donatello e svariati premi minori. 

Le difficoltà economiche e la morte in povertà

Nonostante la fama ed i numerosi riconoscimenti internazionali ricevuti, Vittorio De Sica ha avuto una vita economica travagliata: spese eccessive e difficoltà finanziarie lo hanno inseguito fino alla fine, tanto da morire in grandi ristrettezze. Una delle cause principali è sicuramente stata la sua gestione finanziaria piuttosto disordinata: De Sica era noto per la sua generosità e per uno stile di vita lussuoso, speso tra case, viaggi e passioni costose, tra cui un festoso amore per il gioco d’azzardo.

Inoltre spesso investiva ingenti somme nei suoi progetti cinematografici, spinto dalla volontà di mantenere una qualità artistica elevata, anche quando il mercato o i finanziamenti erano incerti.

Nonostante fosse una figura di enorme prestigio, il cinema neorealista da lui praticato raramente era remunerativo come quello commerciale, e i finanziamenti per i suoi film spesso non erano sufficienti a garantire guadagni sostanziosi. De Sica si è spento il 13 novembre 1974 a Parigi, a soli 73 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel cinema italiano e internazionale. Vittorio De Sica, morto povero ma artisticamente ricchissimo, ha segnato un’epoca ed è ancora oggi un modello di ispirazione per tutti coloro che intendono raccontare la realtà con onestà e passione.

Paola Greco

Foto di apertura: Harry Pot for Anefo, CC0, via Wikimedia Commons