Giorgio Gaber, fenomenologia del signor G
Origini, carriera e canzoni del rivoluzionario cantautore milanese.
Il 25 gennaio è una giornata importante per Milano. Infatti, in questa data ricade il compleanno di Giorgio Gaber. Il cantautore dai mille talenti era soprannominato Il Signor G dai suoi estimatori ed è stato tra i primi interpreti del rock 'n' roll alla fine degli anni Cinquanta. Ma è stato anche attore, cabarettistica, regista teatrale e commediografo.
Chi era Giorgio Gaber
Dietro lo pseudonimo di Giorgio Gaber c'è Giorgio Gaberščik, nato a Milano il 25 gennaio 1939 nel quartiere Sempione. Sul palazzo in via Francesco Londonio 28, dove ha trascorso la sua infanzia, c'è anche una targa commemorativa.
Giorgio è un bambino dalla salute cagionevole. Durante l'infanzia si ammala per due volte di poliomielite. Il primo attacco avviene a nove anni e colpisce il braccio sinistro, procurandogli una lieve paralisi alla mano. Il padre gli regala una chitarra affinché eserciti le dita con piacere e non come obbligo. Dato che suo fratello sa già suonare la chitarra, anche Giorgio impara a usare lo strumento. Per questo Gaber dirà: «Tutta la mia carriera nasce da questa malattia».
Gli esordi
Per Gaber la musica è solo divertimento. Si ispira ai chitarristi jazz americani come Barney Kessel, Tal Farlow, Billy Bauer, mentre continua a studiare. La sua carriera da chitarrista inizia nel gruppo di Ghigo Agosti, Ghigo e gli arrabbiati, formazione che nasce all'Hot Club di Milano. Esordisce al festival jazz del 1954, non facendosi ancora chiamare Gaber, ma presentandosi al pubblico con il suo vero cognome.
Dopo due anni di spettacoli, entra nei Rock Boys, il complesso di Adriano Celentano. Qui, al pianoforte, c'è Enzo Jannacci. Nel 1957 il gruppo compare in televisione nella trasmissione abbinata alla Lotteria Italia Voci e volti della fortuna. Conosce Luigi Tenco e con lui, Jannacci, Paolo Tomelleri al sax e Gian Franco Reverberi alla chitarra fonda i Rocky Mountains Old Times Stompers. Gaber e Tenco compongono insieme alcuni brani, sviluppando parallelamente un'intensa amicizia.
Nel frattempo completa gli studi di ragioneria e si iscrive alla Bocconi di Milano, mantenendosi agli studi con il lavoro da chitarrista e cantante. In quegli anni incontra Nanni Ricordi e così Gaber inizia la carriera da solista. Sull'etichetta del 45 giri si legge: «Giorgio Gaber e la sua Rolling Crew». È questa la prima volta in cui usa il suo pseudonimo.
I successi
Dopo i primi 45 giri, Gaber raggiunge il successo con il lento Non arrossire. Nello stesso anno incide la sua canzone più conosciuta tra quelle del primo periodo, La ballata del Cerutti. Tra esse, Trani a gogò (1962), Goganga, Porta Romana (1963), fruttano a Gaber molte apparizioni televisive.
Partecipando a quattro edizioni di Sanremo, Gaber lancia quattro suoi successi: Benzina e cerini (1961), Così felice (1964), Mai, mai, mai (Valentina) (1966), ... E allora dài! (1967). In quegli anni gira molti caroselli, partecipa a numerose trasmissioni televisive, idea e conduce le sue trasmissioni. Alterna all'attività di cantante quella di presentatore e organizzatore di programmi. Gaber è uno dei volti più popolari della televisione ed è tra i responsabili del lancio di Franco Battiato.
Negli anni Settanta cambia casa discografica e passa alla Vedette, incidendo Torpedo blu, a cui seguono Com'è bella la città (esempio di inserimento di tematiche sociali nella canzone) e Il Riccardo (entrambe nel 1969) e Barbera e champagne (nel 1970). All'apice della popolarità, nel 1970 presenta il suo ultimo varietà televisivo: E noi qui, del sabato sera. Poi abbandona gli schermi TV e inizia una nuova carriera sul palcoscenico.
Lo stile
Giorgio Gaber si ispira agli chansonniers della Rive gauche parigina. Ritiene Jacques Brel il suo maestro. In questo periodo si afferma come cantautore.
Il teatro canzone
Alla fine degli anni Sessanta, nauseato dal clima e dalle limitazioni televisive, Giorgio Gaber decide di darsi al teatro. Questa forma d'arte gli sembrava più congeniale, oltre a divertirlo di più e a permettergli un'espressione diretta. Circa i guadagni, di certo inferiore, dichiara: «Rispetto al denaro, io penso che se si riesce a guadagnare una lira di più di quello che è necessario per vivere discretamente si è ricchi».
Gaber porta così la canzone a teatro, genere che prenderà il nome di teatro canzone. Per distaccarsi dal personaggio televisivo, crea il Signor G, un personaggio che non recita più un ruolo: recita sé stesso. «Il signor G è un signor Gaber, che sono io, è Luporini, noi, insomma, che tentiamo una specie di spersonalizzazione per identificarci in tanta gente».
Nel suo spettacolo ci sono canzoni a tema, inframmezzate da monologhi e raccolte. Con la sua nuova casa discografica, la Carosello, Gaber pubblica sia le registrazioni dal vivo degli spettacoli teatrali sia gli album registrati in studio. Per testare il funzionamento del suo nuovo modello, fa un test con Mina. All'inizio del 1970 (da gennaio a marzo) Gaber e la primadonna della musica leggera italiana realizzano una serie di recital nei teatri di molte città italiane. Gaber si esibisce nel primo tempo, Mina nel secondo tempo. Il cantautore porterà avanti questa formula fino alla sua morte.
La malattia e la morte
Nel 1997 Gaber inizia ad avere dei seri problemi di salute. Scopre così di avere un carcinoma dei polmoni. Una volta dimesso, continua a lavorare fino al 2000, anno in cui deve sospendere la sua tournée. Sarà l'ultima volta che impersonerà il Signor G e che la coppia formata con Sandro Luporini andrà in scena.
Il 13 aprile 2001 Gaber pubblica un nuovo disco realizzato in studio, a 14 anni da Piccoli spostamenti del cuore: La mia generazione ha perso. Segnato dalla malattia, partecipa a due puntate del programma 125 milioni di caz...te con gli amici di sempre: Adriano Celentano, Dario Fo, Enzo Jannacci, Antonio Albanese. Il successo di quelle serate lo spinge a rimettersi al lavoro, creando l'album Io non mi sento italiano, che uscirà però postumo.
Giorgio Gaber muore nel pomeriggio del 1º gennaio 2003, poco prima di compiere 64 anni, nella sua casa di campagna a Montemagno di Camaiore, nei pressi di Lucca. I funerali si svolgono nel luogo dove si era sposato con Ombretta Colli, l'abbazia di Chiaravalle, con rito cattolico, nonostante il cantautore non seguisse una confessione religiosa tradizionale. Il corpo riposa nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Le canzoni più famose di Giorgio Gaber
Ci sono moltissimi brani di Giorgio Gaber ancora oggi reinterpretati, citati e utilizzati a commenti di fatti d'attualità.
La libertà
La libertà è una canzone scritta da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, considerata uno dei suoi brani più famosi. Faceva parte dello spettacolo di teatro canzone intitolato Dialogo tra un impegnato e un non so. Il testo percorre tutte le fasi della libertà filosofica: da quella del buon selvaggio a quella democratica. Il messaggio del brano resta concentrato nel ritornello: «la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione».
Io non mi sento italiano
Uscito postumo, questo brano rappresenta una specie di testamento spirituale. Io non mi sento italiano è una lettera al Presidente, in cui Gaber parla con amarezza e disillusione del proprio Paese, giocando con fatti d'attualità (l'inno dei calciatori) e con residui del passato (il fascismo), ma anche con momenti di orgoglio («Mi scusi Presidente ma forse noi italiani per gli altri siamo solo spaghetti e mandolini. Allora qui mi incazzo son fiero e me ne vanto gli sbatto sulla faccia cos'è il Rinascimento») fino a quel ritornello ormai famoso: «Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono».
Destra-Sinistra
Destra-Sinistra è una canzone di Giorgio Gaber, pubblicata nel 1994, nell'album dal vivo Io come persona. Lo scopo è mettere in risalto le presunte differenze tra destra e sinistra, saltando da un luogo comune all'altro e, infine, evidenziando quanto le differenze tra le due parti sono ormai minime.
La ballata del Cerutti
Questo brano risale agli esordi di Gaber ed è una parodia alle ballate celebrative tipiche della musica nordamericana. I luoghi descritti sono identificabili: il bar del Giambellino esisteva veramente, mentre l'espressione al terzo raggio fa riferimento al carcere di San Vittore.
Il conformista
Cavalcando la sua vena ironica, Il conformista è un brano che prende in giro la tendenza ad aderire in modo acritico a gruppi sociali. Con questo brano Gaber prende in giro il conformista e le sue contraddizioni, come quelli che passano dall'essere fascisti all'essere orientalisti.
Omaggi a Giorgio Gaber
Nel tempo, gli omaggi a Giorgio Gaber sono stati numerosi. Ad esempio, Davide Barzi e Sergio Gerasi hanno creato il romanzo a fumetti G&G. Andrea Scanzi ha scritto e interpretato a teatro lo spettacolo Gaber se fosse Gaber. Enzo Iacchetti ha dedicato l'album tributo Chiedo scusa al signor Gaber. Enrico Ruggeri ha dedicato a lui, Jannacci e Faletti la canzone Tre Signori, presentata fuori gara a Sanremo 2015.
Cover
Tra le cover più riuscite dell'opera di Giorgio Gaber vanno ricordate quella di Ivano Fossati sulle note de L'illogica allegria. Nel 1991 Mina ha reinterpratato Lo Shampoo. Contenuta nell'album Io non mi sento italiano, Alice ha cantato Non insegnate ai bambini. Dopo aver lavorato per 16 anni con Gaber, Giampiero Alloisio ha riproposto La Libertà, brano contenuto nello spettacolo Il mio amico Giorgio Gaber, che da molti anni porta in scena. Nel 2003 Morgan ha cantato Non arrossire.
Il teatro lirico Giorgio Gaber di Milano
Il teatro lirico Giorgio Gaber di Milano, già Cannobiana, è uno storico luogo della città che nel 2021 è stato intitolato al cantautore.
Stefania Leo