Alda Merini, la poetessa dei Navigli
Sono nata il ventuno a primavera /ma non sapevo che nascere folle / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta. / Così Proserpina lieve / vede piovere sulle erbe / sui grossi frumenti gentili / e piange sempre la sera. / Forse è la sua preghiera.
Al mondo si è presentata così, come solo lei sapeva fare: con la poesia. Nata il primo giorno di primavera del 1931, ricorre oggi l'anniversario della nascita di una delle più grandi poetesse che la nostra epoca abbia avuto: Alda Merini.
Scomparsa il primo novembre del 2009, Alda Merini ha lasciato dietro di sé una vita intensamente vissuta e testimoniata dalle sue ormai celebri poesie, di cui fu scrittrice molto prolifica.
A darle i natali fu la città di Milano dove, nonostante i molti spostamenti che dovette affrontare fin dall’infanzia e i successi ricoveri in manicomio, la poetessa vi tornerà sempre per poi soggiornarvi fino all’ultimo giorno della sua vita. Una Milano che rivive molto spesso anche nelle sue poesie, dove il capoluogo meneghino e le sue ambientazioni diventano lo sfondo ideale dei componimenti.
Nata in viale Papiniano, a darle futura dimora saranno poi i Navigli, ampiamente ripagati con frequenti citazioni nei suoi testi poetici.
Donna dominata da tensioni contrastanti, Alda Merini non ebbe una vita facile: costituita da un’esteriorità dura e a tratti ruvida, la poetessa era però contraddistinta da uno spirito fragile. Una vita che è la stessa Merini a raccontarci attraverso un lungo discorso che, intriso del fumo delle sue amate sigarette, detta alla giornalista Cristiana Ceci nell’autunno del 2004.
Scopriamo così di un infanzia sotto i bombardamenti prima e caratterizzata dalla povertà poi. Del matrimonio del 1953 con Ettore Carniti, contro il quale una sera si scaglia violentemente: episodio che ebbe la nefasta conseguenza del suo primo internamento in manicomio.
La vita di Alda Merini, infatti, sarà costantemente caratterizzata da persistenti ombre e fantasmi che, accompagnandola in gran parte dell’esistenza, ne causeranno svariati anni passati tra le mura di un manicomio, al Paolo Pini di Milano e a quello di Taranto.
Una vita buia negli attimi abitati dai fantasmi, ma anche una vita piena e prolifica nei momenti di lucidità, durante i quali Alda Merini afferra la penna e cattura gli attimi e i pensieri in visioni poetiche intrise di realtà.
Perché Alda Merini viveva di attimi, e questo traspare anche nella sua produzione poetica, capace di sprigionare forza ed energia sotto forma di illuminazione.
Una produzione poetica, quella di Alda Merini, di dimensioni spropositate e talmente prolifica che non era raro che regalasse le sue liriche ad amici o conoscenti.
Una vita in versi che ci rimane oggi in ricordo della 'piccola ape furibonda' che ha intensamente vissuto fino al suo ultimo giorno.