La storia di Laika, il primo “terrestre” a raggiungere lo spazio

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Indossava una tutina spaziale bianca e con il suo muso a punta si guadagnò subito simpatie e affetto mondiali: la storia di Laika, il primo essere vivente ad essere volato nello spazio a bordo del satellite Sputnik 2.

Il 3 novembre 1957, dalla base di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, venne lanciato il satellite Sputinik 2 con a bordo la cagnetta Laika, il primo essere vivente a raggiungere le stelle. 

La corsa allo spazio: la guerra Usa-Urss per raggiungere la luna

Non appena terminata la Seconda guerra mondiale, una lunga fase di rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, le due super-potenze del tempo, prese avvio. Non si trattava di una guerra nel senso tradizionale del termine: la Guerra fredda si combatteva con le armi della politica, dell’economia e della propaganda. 

USA e Unione Sovietica tentavano con ogni mezzo di dimostrare la loro supremazia battendosi in ogni campo e la corsa nella ricerca spaziale fu uno dei terreni di sfida in cui la competizione si fece più accesa.

Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica mandò in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. La sfida era stata lanciata: lo spazio non era più una frontiera. Il “bip” emesso dal satellite per 20 giorni consecutivi prese alla sprovvista gli Stati Uniti e segnò il primo punto a favore dell’Urss e l’inizio dell’era spaziale per il mondo intero.

La capsula spaziale sovietica Sputnik 2

Nel 1957, in occasione del quarantesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre, l’Unione Sovietica, a solo un mese di distanza dal decollo dello Sputnik 1, fece partire dalla base di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, il satellite Sputnik 2. Era il 3 novembre e a bordo della capsula lanciata dal razzo Semyorka c’era la cagnolina Laika, il primo terrestre ad arrivare nello spazio. L’Urss era riuscita a riaffermare la sua supremazia tecnologica e aveva segnato una nuova tappa dell’esplorazione dello spazio, battendo sul tempo gli americani per la seconda volta. 

La storia di Laika, il primo cane astronauta

Il 3 novembre Radio Mosca, la stazione radiofonica sovietica internazionale, annunciò la partenza di Laika per lo spazio a bordo dello Sputnik 2 e l’immagine del suo musetto che spunta dal contenitore cilindrico del vettore spaziale fece il giro del mondo. 

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LaPresse

Chi era Laika

Laika, il cui vero nome era Kudrjavka, era una cagnolina randagia di circa tre anni, una meticcia (per metà Husky e per metà Terrier) trovata per le strade della moderna Mosca. Era stata scelta tra 5 o 6 candidati perché femmina (quindi non aveva bisogno di alzare una zampa per urinare e questo permetteva di risparmiare spazio), per il suo carattere docile e la notevole intelligenza e aveva seguito un lunghissimo e duro addestramento prima di volare, imparando a resistere all’interno di una capsula pressurizzata di 80 centimetri (dimensioni che sono state via via ridotte) e trascorrendo molto tempo in una centrifuga che simulava gli effetti della spinta e il rumore del lancio.

L’obiettivo della missione e la triste morte

Far arrivare un essere vivente nello spazio era per l’Unione Sovietica e per gli Stati Uniti una scommessa assoluta, sia per quanto riguardava le modalità di trasporto sia, soprattutto, per le conoscenze legate alla sopravvivenza in assenza di gravità. Le uniche informazioni disponibili all’epoca erano quelle ricavate da voli suborbitali ad altissima quota e quindi era di fondamentale importanza raccogliere informazioni utilizzando cavie prima di passare agli equipaggi umani.

Laika partì per lo spazio alle 2:30. Le erano stati applicati strumenti che permettevano di controllare i parametri vitali, come la pressione del sangue, il battito cardiaco e il ritmo del respiro, fondamentali per gli studi che stavano conducendo gli scienziati sovietici. A bordo vennero caricati anche del cibo e dell’acqua preparati sotto forma di gel. Era un viaggio di sola andata, ed era previsto così fin da quando la missione era stata concepita perché a quel tempo non c’era ancora modo di far tornare un essere vivente sano e salvo dallo Spazio

Secondo la versione ufficiale, Laika sopravvisse per oltre quattro giorni, superando la fatidica data del 7 novembre, e fu avvelenata con del cibo per evitarle una morte dolorosa durante il rientro nell’atmosfera in quanto la capsula non era provvista di uno scudo termico. Più credibile, però, è quanto affermato da una comunicazione non ufficiale secondo la quale la cagnolina sarebbe morta disidratata nel giro di poche ore poiché durante la nona orbita della Terra, la temperatura all’interno della capsula sarebbe salita fino a raggiungere i 40° per l’insufficiente isolamento.

Il corpo di Laika, carbonizzato, fu recuperato il 14 aprile 1958 all’interno del satellite precipitato sulle Antille.

Il mito di Laika

L’influenza della missione nella cultura popolare fu ampissima. Ben presto Laika divenne un simbolo del comunismo e della supremazia sovietica scientifica. L’istituto aerospaziale di Mosca aggiunse il suo nome all’elenco dei cosmonauti morti in missione, la sua foto apparve sui francobolli e in molti utilizzarono il suo nome per dedicarlo a opere e oggetti di svariata natura, come un’azienda produttrice di Caravan, un terreno su Marte, un marchio di sigarette, diversi gruppi musicali, canzoni e opere teatrali. L’11 aprile 2008 è stato eretto un monumento in memoria del famoso cucciolo spaziale al di fuori della struttura di ricerca militare di Mosca dove la sua squadra di volo ha preparato la missione spaziale originale nel 1957.

Claudia Monticelli