Quali sono i Paesi neutrali?
La Svizzera è il Paese simbolo della neutralità, ma non è certo l’unico ad avere questo status. Ecco quali sono, nel mondo, gli Stati “non allineati”.
Per definizione, la neutralità è la dichiarata estraneità nei confronti di un conflitto internazionale. Ma è anche una condizione che esula dall’esistenza o meno di una guerra in corso: lo status di Paese neutrale, infatti, può essere anche assunto in modo permanente, attraverso appositi strumenti convenzionali e costituzionali, con i quali lo Stato dichiara la propria estraneità relativamente a qualsiasi conflitto possa insorgere nella Comunità internazionale. Ecco quali sono i Paesi neutrali in Europa e nel mondo.
I Paesi neutrali in Europa
Con Finlandia e Svezia pronte a entrare nella Nato, in Europa rimangono sei i Paesi che si dichiarano neutrali. Si tratta di Austria, Irlanda, Malta, Moldavia e Svizzera. Formalmente promulgata volontariamente, ma in realtà imposta dall’Unione Sovietica in cambio del ritiro nel 1955 delle quattro potenze occupanti, la neutralità è esplicitamente prevista dalla Costituzione dell'Austria. Nessun riferimento a questo status nella Costituzione dell’Irlanda, che si astiene dai conflitti per evitare ogni alleanza militare con il Regno Unito. In Moldavia il principio di neutralità stabilito nella Costituzione del Paese. Lo stesso per la Serbia. Malta è invece formalmente non allineata dal 1981. Sono neutrali poi altre quattro Stati molto piccoli: Liechtenstein, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano.
I Paesi neutrali nel mondo
Al di fuori dell’Europa, sono neutrali Messico, Costa Rica, Panama, Giappone, Mongolia, Singapore
Turkmenistan, Uzbekistan e Ruanda. Curioso il caso del Costa Rica: la piccola nazione centroamericana ha infatti abolito le forze armate alla fine degli Anni ‘40.
I Paesi neutrali e la guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina ha riportato d’attualità la richiesta di adesione dei vari Paesi alla Nato. Kiev aveva già avviato il processo per l’ingresso nell’Alleanza atlantica e questa una delle cause (se non la causa) dell’attacco da parte di Mosca. Minacciate dalla Federazione Russa, Finlandia e Svezia hanno chiesto di aderire alla Nato e per loro l’ingresso sarà molto rapido, quando invece di solito la procedura è lunghissima.
Finlandia
Indipendente dalla Russia dal 1917 (e dall’influenza tedesca dal 1919), la Finlandia tra il 1939 e il 1940 si dovette difendere dall’invasione sovietica nella cosiddetta guerra d’inverno: il conflitto terminò con un accordo di pace che prevedeva la cessione del 10% del proprio territorio all’Urss. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Helsinki decise di non aderire alla Nato, mantenendo questa posizione anche al termine della Guerra Fredda.
Svezia
Anche la neutralità svedese è (o meglio era) dovuta alla Russia. A lungo forte potenza militare, la Svezia uscì traumatizzato dalla guerra di Finlandia contro l’Impero Russo: costretta nel 1809 a cedere appunto i territori dell’attuale Finlandia al nemico, negli scontri che si sono susseguiti in Europa da allora non ha più appoggiato alcuna fazione. Nemmeno nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando consentì alle forze tedesche di transitare dal proprio territorio, ospitando allo stesso tempo tanti profughi in fuga da Germania e Paesi occupati.
Svizzera
La neutralità della Confederazione Elvetica fu sancita dal Trattato di Parigi del 1815: da allora non ha più partecipato a una guerra. La Svizzera ha 120 accordi bilaterali che la legano all'Unione Europa, ma non ne fa parte. Dunque ha una condizione diversa da quella di Austria, Irlanda e Malta, obbligate dal Trattato di Lisbona a intervenire in caso di aggressione a uno Stato membro. La storica neutralità non ha però impedito alla Svizzera di partecipato a molte missioni di pace dell'Onu. Nel caso della guerra in Ucraina, la Confederazione si è schierata seppur non militarmente contro la Russia, imponendo sanzioni agli oligarchi vicini a Vladimir Putin.
Matteo Innocenti