Tutte le parole dell'estate 2020
Dalle discoteche al nitrato d'ammonio, passando per il movimento No Mask. Le parole che ci hanno accompagnato nell'estate 2020.
L'estate 2020 ha raccolto tutto il meglio e il peggio dell'Italia post-lockdown. Dopo esser rimasti in casa c'era voglia di stare all'aria aperta in sicurezza, ma anche in libertà, senza sottostare al giogo delle mascherine. Ed ecco che i discorsi si sono riempiti di parole di condanna (ma anche desiderio) per movida e discoteche. In tutta risposta chi ha affollato questi luoghi è stato al centro anche del movimento No Mask. Si teme una seconda ondata e si spera in un vaccino. Intanto, c'è chi ha scelto di viaggiare comunque, magari in Grecia o in Spagna, creando casi di contagi di ritorno. Oppure si è scelto di fare un po' di turismo di prossimità in Italia. Ecco quali sono state le parole dell'estate 2020.
Movida
Il termine movida nasce in Spagna, negli anni Ottanta del Novecento, in concomitanza con l'esplosione di un vivace clima sociale e culturale dopo il regime franchista. Poi il termine si è adattato a definire la vita serale e soprattutto notturna delle città, in particolar modo quelle spagnole, dove si tira parecchio tardi. Nell'estate 2020 la movida è stata additata come la principale colpevole della nuova esplosione di contagi da Coronavirus. Le cronache di tutto il mondo hanno incolpato la voglia di divertirsi e fare tardi come la principale causa di una seconda ondata. Ai locali era stato chiesto di riaprire in sicurezza, ma in molti casi sono stati superati i limiti di capienza consentiti, i clienti sono tornati a ballare dimenticando la mascherina e pensando che il divertimento li avrebbe resi immuni. Risultato? Dopo il 16 agosto le discoteche sono state chiuse in tutta Italia. Certo, la movida continua per le strade, nei bari, nei porti turistici.
Discoteche
I primi luoghi a cui si è addossata la colpa di una seconda ondata di contagi sono state le discoteche. Con questa parola si indica un luogo di ritrovo, frequentato per lo più da giovani, dove si può ballare. Durante l'estate 2020 le discoteche sono state al centro delle cronache italiane per aver consentito troppi ingressi, senza averli regolamentati. Le foto della notte di Bob Sinclair al Praja di Gallipoli ha mostrato centinaia di persone accalcate, senza mascherina. Stessa storia nella riviera romagnola. Così il governo è stato costretto a bloccare le attività fino al 7 settembre, tra le proteste degli imprenditori come Flavio Briatore.
Mascherine
Usate, non usate. Troppo basse, troppo alte. Chirurgiche, di tessuto, FFP2. Riciclate, abbandonate. Le mascherine sono diventate il centro della vita di ogni persona del pianeta. Prima, uscendo di casa, bisognava ricordarsi di aver preso le chiavi, il portafogli, il cellulare. Ora è indispensabile ricordarsi di avere con sé la mascherina, protagonista anche dell'estate 2020. Con la parola mascherina si intende un dispositivo di tela o altro materiale, talvolta rinforzato con gabbietta di filo metallico, da applicare davanti a naso e bocca per proteggersi da polvere, smog, ma soprattutto da possibili infezioni batteriche. Se durante il lockdown si è fatto fatica a trovarle a prezzi accessibili, ora sono ovunque. C'è chi preferisce quelle monouso, c'è chi le ha trasformate in un accessorio fashion, creandone di tessuto e abbinandole al proprio outfit. Tantissime aziende si sono riconvertite alla loro produzione per non soccombere alla crisi. Ma se per alcuni indossarla è diventata normale routine, per altri resta un'insostenibile tortura, soprattutto nella calda stagione.
Movimento No mask
In un articolo di Debora Attanasio apparso su Marie Claire si fa risalire il Movimento No Mask all'epidemia di influenza Spagnola del 1918. Questa manifestazione di dissenso contro l'onnipresente dispositivo è tornata a scalpitare in primavera inoltrata, quando l'ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo ha radunato in piazza Duomo i famosi gilet arancioni. Tutti rigorosamente senza mascherina. L'obiettivo era chiedere le dimissioni del governo per il modo in cui ha gestito l'emergenza sanitaria Covid-19. La verità è che era solo il primo di una serie di cruenti sfoghi di chi alla protezione della mascherina non ha mai creduto.
I movimenti no mask sono ormai presenti in tutto il mondo. Le persone che rifiutano la mascherina, sfidando i decreti, rifiutando di inviare i propri figli a scuola qualora il dispositivo diventi obbligatorio, sono tantissime. Secondo la giornalista Kiona N. Smith durante la pandemia globale di Spagnola del 1918, un migliaio di persone si riunirono a San Francisco per protestare contro le misure volte a rallentare la diffusione del virus. Il gruppo si chiamava Anti-Mask League. Secondo questo gruppo le misure di prevenzione, prima tra tutte l’obbligo di indossare la mascherina in pubblico, stavano calpestando i diritti costituzionali. Una frangia moderata non negazionista sosteneva che il virus era pericoloso, ma che le misure adottate per fermarlo erano inefficaci. Tra la prima e la seconda ondata di Spagnola furono contagiate 500 milioni di persone. Ne morirono quasi 50 milioni. I dispositivi dell'epoca erano meno efficaci degli attuali. Non c'era la terapia intensiva. Dunque c'è già una lezione da cui imparare.
Vaccino
Il 16 agosto 2020 a Madrid una signora ha sfilato per strada mostrando un cartello con su scritto «No mascarilla, no vacuna»: no alla mascherina, no al vaccino. A braccetto con chi non sopporta la mascherina e nega l'esistenza del virus, ci sono anche i famosi No Vax. Dopo l'annuncio dell'inizio della sperimentazione sull'uomo del vaccino per la Sars-Cov-2, i detrattori dell'utilità del vaccino si sono scatenati dinanzi all'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani. "Fatelo prima a Zingaretti", "Fatelo prima ai parlamentari", "Inoculatevelo voi, io voglio la mia libertà", "È un vaccino inutile", "È una truffa, vogliono controllarci", "Abbiamo scoperto la cura col plasma e facciamo il vaccino che non serve". Questi sono solo alcuni dei commenti spuntati dopo la notizia dell'avvio della sperimentazione. Il movimento No Vax include chi è contrario alla vaccinazione e, in particolare, al fatto di sottoporre la popolazione infantile alla profilassi vaccinale. Il regno dei genitori antivaccinisti è la rete, dove tante mamme sono convinte di trovare informazioni più affidabili di quelle fornite dai medici di base e dai pediatri. Insieme alla mascherina, il vaccino resta l'unica speranza contro il Coronavirus.
Turismo di prossimità
Durante l'estate 2020 una delle parole più utilizzate soprattutto dagli appassionati di viaggio è stata Turismo di prossimità. Con questa espressione si intende la scelta di spostarsi verso mete vicine al luogo di residenza, raggiungibili con un più sicuro viaggio in macchina. In questo modo si può scegliere di trascorre le proprie vacanze in località non troppo affollate: un piccolo borgo (l'Italia ne è piena), un agriturismo, un piccolo paese di mare o di montagna. Questo è anche un modo per riscoprire un turismo lento, valorizzando luoghi meno battuti dal turismo di massa. Con l'esigenza di mantenere il distanziamento sociale, scegliere luoghi poco affollati si è rivelata una scelta intelligente, sposata anche dal Guardian. La testata britannica ha eletto i borghi italiani come meta ideale per l'estate 2020.
Grecia o Spagna
C'è chi invece non ha saputo rinunciare a varcare i confini italiani per trascorrere le proprie vacanze all'estero. Risultato? Un aumento dei contagi legato a chi tornava da Spagna e Grecia, ma anche da Croazia e Malta. Il ministro Speranza ha dovuto firmare un’ordinanza che impone test ai turisti che tornano in Italia dopo una vacanza in uno dei 4 Stati del Mediterraneo. Intanto i casi negli stati incriminati continuano a salire, con Madrid tra le città più colpite. In Grecia il numero di pazienti in terapia intensiva è raddoppiato. Le autorità hanno attribuito il picco dei contagi alla violazione delle regole di distanziamento sociale nei ristoranti, nei bar e nelle riunioni pubbliche. I Paesi sotto accusa hanno inasprito le misure di sicurezza, ma l'allerta resta alta.
Contagi di ritorno
Il problema che potrebbe rallentare il ritorno alla normalità sono i contagi di ritorno. In Asia i centri di controllo e prevenzione delle malattie sembrano individuare ogni giorno nuovi positivi già guariti. Cina, Giappone e India riportano diversi casi di pazienti già guariti e nuovamente infetti. L'Oms inoltre ha riconosciuto nei giorni scorsi che non tutti i pazienti guariti sembrano aver sviluppato gli anticorpi per evitare un secondo contagio. E questo elemento preoccupa molto la comunità scientifica. Distanziamento sociale, igiene e mascherina restano ad oggi le uniche soluzioni praticabili.
Scuola
Una delle parole protagonista dell'estate 2020 è senz'altro scuola. Chiuse dagli inizi di marzo, non hanno mai più riaperto le porte. Mentre in Europa si cerca di strappare giorni di calma al virus per riprendere le lezioni, la coda della stagione in Italia è piena di incertezze. Secondo la ministra Azzollina la riapertura ci sarà, ma tra bufale su banchi con barriere in plexiglas e genitori (anche illustri) renitenti alle mascherine, non si è ancora trovata una quadra per un riavvio delle lezioni in sicurezza. Il nodo della questione non sono solo i banchi e il loro posizionamento, ma anche l'obbligo di mascherina in classe per i bambini.
Seconda ondata
Infine, tra le pagine di cronaca, spesso in chiusura di un pezzo o di un servizio al tg c'è lei, la temuta seconda ondata. C'è chi - come il governatore pugliese Michele Emiliano - sostiene sia già iniziata. Dalla comunità scientifica ci sono ancora voci di speranza. Ad esempio, in un'intervista sul Corriere della Sera Ilaria Capua ha dichiarato: «Il virus ora interessa una popolazione più giovane rispetto alla prima ondata, che rappresenta una nuova fonte di contagio per le persone più fragili. La nuova sfida ora è quella di riorganizzare la vita della popolazione a rischio». Condotte responsabili e nuovi stili di vita sembrano l'unica arma attualmente a disposizione contro il Coronavirus. Secondo la scienziata «Quando si parla di “seconda ondata” si fa riferimento ai ricoveri in terapia intensiva (che allo stato attuale, in Italia, sono molto limitati, ndr). Per evitare questo non occorrono decreti, ma un’attiva collaborazione della popolazione. È una questione di responsabilità collettiva».
NITRATO DI AMMONIO
Se la scena mediatica e i discorsi individuali e collettivi dell'estate sono stati dominati dal Covid, c'è stato un altro evento che ha sconvolto la bella stagione del mondo: l'enorme esplosione avvenuta a Beirut il 4 agosto. Lo scoppio ha provocato oltre 100 morti e migliaia di feriti. La causa sembra essere legata all'incendio di un deposito di oltre duemila tonnellate di nitrato di ammonio.
Il nitrato d'ammonio è un composto chimico che viene utilizzato come fertilizzante o per la produzione di ghiaccio istantaneo. Ma da questa sostanza si fabbrica anche l'ammonal e l'ANFO, due esplosivi. Non è la prima volta che questa sostanza balza agli onori della cronaca. Nel settembre del 2001 era esploso un deposito di nitrato d’ammonio a Tolosa, in Francia, causando la morte di 29 persone e il ferimento di più di duemila. Dopo questo episodio l'Unione Europea aveva introdotto una nuova direttiva sul suo stoccaggio e su quello di altre sostanze pericolose.
Stefania Leo